Rapporti di lavoro

La bontà che paga

di Matteo Meneghello

San Martino, si dice, tagliò in due il suo mantello per aiutare un mendicante che soffriva il freddo, mentre i colleghi di lavoro, spesso non ci presterebbero neppure un evidenziatore, figuriamoci il mantello. Ma è un luogo comune. Pronto a dileguarsi di fronte alla massa di iniziative, riscontrabili in tutta Italia, finalizzate a sostenere all’interno delle mura aziendali la solidarietà, il volontariato e le buone prassi.

E la bontà ora inizia a fare capolino tra le pieghe degli accordi sindacali. Il vero «motore» di questa nuova tendenza, nata dal basso non più di due anni fa e che segue in parallelo l’onda della diffusione del welfare aziendale, è l’istituto delle «ferie solidali», vale a dire la possibilità di regalare parte del proprio monte ferie (anche frazionato in termini orari) a colleghi che vivono situazioni particolarmente delicate all’interno delle loro famiglie, e faticano a conciliare la vita lavorativa con gli impegni richiesti per accudire i famigliari.«Il ricorso alle ferie solidali - spiega Roberto Benaglia, responsabile dell’Osservatorio sulla cotrattazione della Cisl - nasce in principio dal basso, dall’evidenza dei singoli casi all’interno delle aziende. Nasce dai bisogni delle persone, che hanno posto questo problema all’interno del loro ambito lavorativo e hanno incontrato in alcuni casi la collaborazione della controparte datoriale». Ora il fenomeno si è esteso e il ricorso a ferie solidali è diventato in molti casi parte integrante di accordi di secondo livello (è stato recepito anche nell’ultimo rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici) spesso slegati da una reale situazione di bisogno contingente, ma predisposti nell’eventualità che, un domani, qualcuno possa usufruirne. Una sorta di welfare aziendale solidale.

Ora c’è anche il tentativo di «nobilitare» questa tendenza. «L’azienda può intervenire aumentando la quota, può facilitare l’operazione o creare ulteriori forme di integrazione e flessibilità». Un tema legato alla cessione delle ferie è quello che riguarda l’allineamento della contribuzione (vedi pezzo sotto), ma la collaborazione con l’Inps per risolvere questa tecnicalità è già avviata.

Alla Trecars di Schio, in provincia di Vicenza, esattamente un anno fa è stato raggiunto un accordo che prevede la cessione volontaria di ferie e permessi «per potere aiutare un collega dell’azienda» che per gravi motivi documentabili «abbia terminato la dotazione contrattuale». Analogo schema, relativo a quote di permessi annuali retribuiti, è stato concordato alle Acciaierie speciali di Terni. Particolarmente dettagliato, e utile a capire l’evoluzione del fenomeno, è l’accordo sottoscritto dai lavoratori di Vodafone automotive. Nel testo del documento si precisa che possono essere cedute a titolo di ferie solidali, in un quantitativo minimo di un giorno, solo le ferie eccedenti le quattro settimane minime annue previste dalle legge; la cessione sarà finalizzata «all’assistenza di figli minorenni che per le particolari condizioni di salute necessitano di cure costanti»; gli aventi diritto potranno effettuare richiesta solo una volta esaurito il proprio ammontare ferie.

«Osserviamo anche un’altra tendenza - prosegue Benaglia -: il moltiplicarsi di accordi aziendali che promuovono il volontariato e cercano di incentivarlo. Siamo positivamente sorpresi da questi episodi - prosegue Benaglia -, che testimoniano come le aziende sono sempre più comunità, il rapporto con il territorio è importante, ci si pone il problema di restituire benessere anche al territorio».

L’ultimo integrativo in Unicredit (è dello scorso aprile) è esemplare da questo punto di vista. Non si tratta solo di ferie solidali. L’intesa tra le parti istituisce una banca del tempo, alimentata da residui non utilizzati e scaduti di ex festività, permessi dell’anno precedente e giornate di ferie, a favore di dipendenti che hanno bisogno di permessi e congedi per fare fronte a gravi e accertate situazioni personali o familiari; la banca del tempo solidale ha debuttato proprio ieri. Nello stesso accordo le parti hanno previsto, sempre a decorrere da inizio gennaio, anche la possibilità per i dipendenti di utilizzare permessi retribuiti per lo svolgimento di attività di volontariato. Iniziativa simile in Eni: con un accordo raggiunto lo scorso 9 ottobre,è stata avviata una iniziativa pilota per promuovere il volontariato, che coinvolgerà circa 200 lavoratori volontari ai quali sarà riconosciuta, a questo scopo, una giornata di permesso retribuito. In Findomestic invece si è stabilito che la partecipazione di un dipendente ad attività di volontariato permette allo stesso di avere più punteggio nelle graduatorie per il part time.

Numerose, poi, le iniziative direttamente gestite dalle aziende, al di fuori delle relazioni con i sindacati. Alla Heineken, per esempio, i lavoratori hanno poche settimane fa dedicato una giornata di lavoro per aiutare Legambiente a riqualificare alcune aree italiane degradate. I dipendenti della sede centrale hanno scelto parco Rogoredo: 358 persone hanno pulito 10 ettari di terreno e raccolto 15 tonnellate di rifiuti. Il percorso ha toccato 15 tappe in tutta Italia, per un totale di 10mila ore “regalate”.

La solidarietà può essere infine anche occasione per rafforzare l’identità aziendale, attraverso iniziative di corporate engagement, come le definisce Dynamo Academy, l’impresa sociale sorta nell’ambito di Dynamo Camp, il centro di terapia ricreativa per bambini affetti da gravi patologie gestito dal gruppo Manes in provincia di Pistoia. «Il volontariato - spiegano gli amministratori dell’Academy nell’ultimo bilancio sociale pubblicato - si realizza attraverso interventi che possono essere necessari al Camp durante l’anno, come per esempio manutenzione, sistemazione dei magazzini, ma è possibile realizzare anche progetti speciali, in cui l’azienda dona e investe acquistando materiale necessario al Campa, che poi viene assemblato e sistemato dagli stessi partecipanti all’attività».Da queste parti sono passati per iniziative di «corporate engagement» realtà come Iccrea (coinvolgendo 150 dipendenti) o Bmw Italia(sessione di due giorni di corporate social responsibility).

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