Rapporti di lavoro

Corsa alla qualità per le professioni orfane dell’Albo

di Francesco Nariello

Trasparenza e garanzie sul possesso di specifici requisiti professionali, su competenze e standard qualitativi offerti, ma anche sull’eventuale attivazione di una polizza assicurativa o di una certificazione rilasciata da un organismo accreditato. Sono alcuni degli elementi distintivi su cui possono contare i professionisti iscritti alle associazioni riconosciute dal ministero dello Sviluppo economico e inserite negli elenchi pubblicati sul sito web del dicastero nella sezione dedicata alle professioni “non organizzate”, non rientranti nel sistema ordinistico.

Duecento sigle
Al momento, sono 203 le sigle presenti nei due elenchi istituti dal Mise: di queste, 187 rientrano nella lista riservata alle associazioni che rilasciano l’attestato di qualità e qualificazione professionale dei servizi prestati dai soci (ai sensi della legge 4/2013:); mentre sono solo 16 quelle registrate, ma che non offrono agli associati un “marchio” qualificante connesso all’accreditamento da parte del ministero. Tra 2013 e 2018 le iscrizioni sono state in media una trentina l’anno (picco di 40 nel 2014, minimo di 16 nel 2017), mentre sono 22 le registrazioni effettuate nel primo trimestre di quest’anno.

Il ventaglio di professioni rappresentate è molto vario: dai consulenti tributari ai designer, dagli istruttori cinofili agli home stager (allestitori di immobili per vendita o locazione), fino ai professionisti dell’improvvisazione teatrale e ai decoratori di torte.

Alcune categorie di servizi professionali sono particolarmente gettonate: sono addirittura 19, ad esempio, le associazioni che includono - con confini più o meno allargati anche ad altre specializzazioni - gli amministratori di condominio e/o di immobili; mentre risultano otto le sigle che fanno riferimento, a vario titolo, ai mediatori familiari. Molto presidiato pure il campo dei formatori professionisti, anche specializzati in ambiti specifici, come la sicurezza sul lavoro.

La certificazione
Il fatto che oltre il 90% degli accreditamenti ricada nell’elenco delle associazioni che autorizzano i propri soci a utilizzare il riferimento all’iscrizione quale attestato di qualificazione professionale dei servizi offerti rende palese come a catalizzare l’interesse - per le professioni non organizzate - sia la possibilità di offrire un “bollino di qualità” da esibire alla clientela e nel quale è possibile specificare anche l’eventuale possesso di una polizza assicurativa professionale o di una certificazione rilasciata da un organismo accreditato (Uni).

A confermare l’importanza dell’attestato è il Colap, coordinamento che raccoglie oltre 200 libere associazioni professionali (con più di 300mila iscritti) non organizzate in Ordini o Collegi. «Il fine ultimo dell’iscrizione agli elenchi del Mise - afferma la presidente, Emiliana Allessandrucci - è la tutela dell’utenza. L’accreditamento delle associazioni in base a specifici requisiti permette di offrire garanzie sulla professionalità degli associati, in termini di competenze, deontologia, trasparenza». Il tessuto normativo nazionale tuttavia - prosegue Alessandrucci - «ancora non ha recepito in modo uniforme quanto previsto dalla legge 4/2013 e l’attestato di qualità è ancora poco valorizzato, ad esempio nei bandi di gara per la selezione dei professionisti».

I criteri di iscrizione
I requisiti per entrare a far parte degli elenchi Mise sono strutturati su due livelli: quelli “generali”, richiesti a tutte le sigle interessate ad accreditarsi, e quelli più stringenti riservati a quelle che mettono a disposizione dei soci l’attestato di qualità.

Al primo gruppo, una sorta di “livello base” per accedere alle liste, è richiesto, tra l’altro, di essere associazioni «a carattere professionale e natura privatistica, senza vincolo di rappresentanza esclusiva e senza scopo di lucro»; con una precisa identificazione delle attività professionali (escluse, ad esempio, quelle riservate a iscritti in Albi o elenchi o che rientrino nell’ambito delle professioni sanitarie); con uno Statuto improntato alla trasparenza e democraticità dell’assetto associativo; che abbiano adottato un codice di condotta e promuovano la tutela degli utenti e l’aggiornamento professionale. Tutte le informazioni rilevanti, inoltre, devono essere pubblicate sul sito web dell’associazione.

Per ottenere il bollino di qualità, invece, i requisiti si fanno più stringenti e richiedono forme associative più strutturate. Sul fronte deontologico, ad esempio, è necessario istituire un organo disciplinare dotato di autonomia e graduare le sanzioni in base alla gravità delle violazioni.

Bisogna pubblicare online l’elenco degli iscritti con aggiornamento almeno annuale e dedicare una struttura ad hoc alla formazione permanente. Le associazioni, inoltre, devono essere presenti in almeno tre regioni e attivare uno sportello per gli utenti per casi di contenzioso o informazioni su prestazioni e standard qualitativi.

I criteri per l’accesso e l'attestato di qualità

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