Rapporti di lavoro

Formazione continua in 4 studi su 10. Più conti e poco digitale

di Flavia Landolfi

Con più di 53mila partecipanti, 218mila ore in aula e quasi 24 milioni di risorse investite Fondoprofessioni, il fondo partecipato da Confprofessioni per la formazione continua negli studi e nelle aziende, traccia una riga sul triennio 2015-2018 con una fotografia elaborata per Il Sole 24 Ore.

«Un bilancio soddisfacente ma con ampi margini di miglioramento - spiega Marco Natali, presidente dell’organismo - soprattutto sul fronte delle adesioni degli studi: ne contiamo oggi 40mila su un totale di 100mila studi professionali che aderiscono al sistema».

All’appello mancano 60mila datori di lavoro che dribblano la formazione gratuita tagliata su misura di professionista. «È un fenomeno - prosegue Natali - che conosciamo, purtroppo, molto bene: manca una cultura dell’aggiornamento professionale, soprattutto nelle piccole strutture in cui le ore di training vengono considerate una perdita di tempo». In realtà la competitività sempre più feroce, l’avanzata delle nuove tecnologie e la continua evoluzione normativa richiedono oggi competenze specialistiche. Mancare questo obiettivo costa caro «perché se uno studio rinuncia ad avere personale formato rischia di scomparire dal mercato».

La fotografia

Una quota importante del mondo professionale, però, sembra aver colto questo segnale. Fondoprofessioni tra il 2015 e il 2018 ha erogato 23,8 milioni in corsi di formazione per professionisti e aziende. Il meccanismo è quello degli avvisi mono o pluriaziendali: si può beneficiare del training gratuito per i propri dipendenti attraverso il finanziamento dei corsi proposti dagli enti attuatori (come associazioni di categoria o sindacati) in collaborazione con i centri di formazione accreditati. L’alternativa sono i corsi a catalogo, rimborsati per l’80% ai datori di lavoro che scommettono sulla formazione dei propri dipendenti.

La radiografia tracciata da Fondoprofessioni è articolata. Si tratta di 9.630 progetti formativi per un totale di 218.350 ore di training in aula o in modalità e-learning.

Beneficiari e temi

In generale, facendo la media tra corsi “à-la-carte” e offerta a catalogo, sono gli studi dei commercialisti, revisori contabili e ragionieri i maggiori fruitori dell’aggiornamento (39% sul totale dei partecipanti), seguiti da centri di elaborazione elettronica dei dati contabili (12%), consulenti del lavoro (11%) e medici di base (3%). Nella formazione su misura offerta da Fondoprofessioni gli studi legali rappresentano solo l’1% dei beneficiari. Significativa anche la scelta delle aree della formazione dove spicca l’aggiornamento su contabilità e finanza (33,3%), seguita dalla gestione aziendale e amministrazione (22,8%): l’informatica rosicchia uno scarno 3,6 per cento.

«È una delle tendenze che vorremmo correggere - dice Natali - e che rivela una scarsa propensione ai temi dell’innovazione, soprattutto da parte dei commercialisti, che pure sono i principali fruitori dei corsi».

C’è poi tutto il capitolo delle abilità personali e relazionali, che negli studi sono cruciali nel rapporto con i clienti. Anche su quel fronte la domanda di formazione non è significativa (12,7% per le abilità personali, che arriva a un misero 1,4% per il lavoro di segreteria).

La ripartizione geografica

Sembra invece equilibrata la distribuzione delle attività la livello territoriale. A trainare la formazione è il Nord Ovest con il 28,1% dei corsi mono o pluriaziendali, seguito dal Sud con il 27,7 per cento. Il Nord Est si attesta sul 26,9% e ultimo il Centro con il 17,3 per cento. Questo quadro non coincide, però, con la ripartizione delle risorse in entrata: le casse di Fondoprofessioni sono infatti alimentate per l’88% dagli iscritti del Nord .

Per questo è sul tavolo del consiglio di amministrazione dell’ente un intervento correttivo per agganciare a ciascuna macroarea risorse proporzionali alle somme versate dagli iscritti. La clausola di favore per il Sud non dovrebbe superare il tetto del 15 per cento.

Le professioni dimenticate

Tra le strategie del Fondo per i prossimo futuro c’è quella di recuperare le professioni “dimenticate”, quelle cioè trascurate dall’offerta formativa. Per citarne alcune: i tecnici veterinari, quelli che operano negli uffici catastali, gli esperti della digitalizzazione negli studi. «Il cambiamento è epocale - conclude Natali - e la formazione non può stare alla finestra».

Guarda il bilancio del triennio

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