Rapporti di lavoro

Un consulente ad hoc insegna l’approccio giusto alle scelte d’investimento

di Adriano Lovera

Per i professionisti in cerca di nuove strade, utili per allargare la platea dei servizi offerti, una delle più promettenti sembra quella della finanza comportamentale. Niente “consigli per gli acquisti”, non si tratta di una consulenza su quale titolo o fondo comprare, piuttosto una bella immersione di consapevolezza e strategia, da fissare nero su bianco prima di decidere se, come investire e a chi affidarsi.

Un approccio che piace ai privati, stando alla testimonianza di quei professionisti, soprattutto commercialisti, che la stanno praticando. «Ci rivolgiamo a una platea ampia di capifamiglia, proprio gli imprenditori clienti degli studi contabili, dotati di un discreto patrimonio liquido da investire, ma disorientati e insoddisfatti dalle proposte finanziarie che provengono da promotori, banche o sgr, anche quando si tratta di marchi noti. Parliamo di soggetti abituati a ragionare in modo pratico, che quindi vorrebbero comprendere davvero la sorte del denaro che danno in gestione e, soprattutto, capire perché spesso i rendimenti non corrispondano alle attese», racconta Stefano Fabbri, commercialista riminese fondatore di My mind-My investment, associazione che tramite corsi e convegni ha lo scopo di diffondere tra i colleghi la cultura di un corretto e consapevole approccio delle persone agli investimenti.

Ma in che cosa consiste, in sintesi, questa consulenza? «All’inizio si propone una rapida infarinatura sui mercati e sugli strumenti della finanza. E questo non per fare del cliente un esperto, visto che nessuno sarà mai allo stesso livello tecnico del promotore di turno. Ma affinché capisca come i mercati siano complessi e volatili e che la promessa secondo cui l’abilità di un consulente finanziario o un gestore saprà metterlo al riparo dai rischi, è infondata», spiega Franco Bulgarini, ex promotore finanziario che dagli anni 2000 ha iniziato l’attività di consulente comportamentale e ideato uno dei metodi operativi e formativi più seguiti (9Dots).

«Poi si passa presto all’approccio personale, che significa - prosegue Bulgarini - muoversi seguendo una strategia. Quando chiediamo ai clienti quale obiettivo si pongano per un certo investimento, tutti rispondono: che cresca il più possibile. Non vuol dire nulla. Occorre fissare un orizzonte temporale preciso, non basta dire a medio o lungo termine. Bisogna decidere in anticipo che cosa si farà nel caso un titolo scenda o salga, così da evitare tanti errori comuni, primo fra tutti quello che spinge le persone ad andare nel panico nei periodo di mercati in calo e, al contrario, non monetizzare mai durante la fasi di crescita, nella speranza che questa prosegua all’infinito».

E come fa un professionista a formarsi per rendere questo servizio? «Se parliamo di commercialisti, le basi di finanza sono insite nella preparazione di partenza. Con un corso full-immersion di due giorni, si può già essere pronti» secondo Fabbri, la cui associazione svolge costantemente convegni sul tema insieme agli ordini provinciali, spesso con la partecipazione della Confindustria locale. Fra le tappe in arrivo, il 23 settembre c’è quella con l’Ordine dei commercialisti di Bergamo, il 26 settembre con quello di Udine, mentre altri appuntamenti sono previsti a Bologna, Perugia, Forlì-Cesena e Pesaro, con date ancora da definire.

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