Rapporti di lavoro

Risultati del censimento sul fabbisogno formativo delle microimprese in Italia

di Michele Regina

Le imprese che occupano fino a 15 dipendenti sono il 93,3% del tessuto produttivo italiano e non riservano molto tempo e risorse alla formazione del proprio personale dipendente. Questa è la risultanza della ricerca "I fabbisogni formativi delle micro e piccolissime imprese italiane", realizzata dall'Osservatorio statistico dei consulenti del lavoro in collaborazione con FonARCom, il Fondo paritetico interprofessionale nazionale per la formazione continua. La formazione dei lavoratori subordinati è, tuttavia, una risorsa fondamentale per aumentare la competitività aziendale.
Obiettivo dell'indagine è stata la rilevazione del fabbisogno formativo del personale stabile delle Micro e piccolissime imprese italiane (Mpi), per orientare la progettazione formativa e l'individuazione delle aree di criticità su cui intervenire per lo sviluppo del capitale umano. Le imprese alle quali si è fatto riferimento sono state le imprese che non superano i 10 lavoratori effettivi a tempo pieno (Micro) e quelle nella fascia 10-15 (Piccolissime) e che si avvalgono dell'assistenza dei consulenti del lavoro per la gestione dei rapporti di lavoro. Quello delle Mpi, secondo il documento, è un target di aziende di complessa copertura nelle indagini campionarie, non solo per elevata numerosità, ma anche per la difficoltà di trovare un'interlocuzione all'interno dell'azienda, solitamente caratterizzata dall'imprenditore. Il fabbisogno formativo viene declinato attraverso specifiche aree di indagine, volte a rilevare le necessità dell'adeguamento competitivo del capitale umano aziendale. Una sezione specifica è stata dedicata alla domanda di formazione obbligatoria per la tutela della salute e della sicurezza sul posto di lavoro.
La formazione dei dipendenti è prioritaria per incentivare e aumentare la competitività aziendale, ma le micro e piccolissime imprese, che rappresentano il 93,3% delle aziende italiane considerano questo investimento complesso da gestire all'interno delle proprie realtà aziendali.
L'attivita formativa, secondo il documento, è essenzialmente di tipo obbligatorio (sicurezza sul lavoro e ambiente), mentre l'attività formativa non obbligatoria interessa in primis i dirigenti e i quadri aziendali (64,6%).
La tendenza ad effettuare corsi formativi si incrementa in relazione alle dimensioni dell'impresa.
La ricerca statistica rileva che per il 78,6% degli intervistati si potrebbe fare più formazione se avesse costi ridotti e legata alle esigenze della azienda e con maggiori finanziamenti.
Per i consulenti del lavoro non rilevano difficoltà meramente economiche, legate alla mancanza di fondi o ai costi troppo elevati della formazione, ma a un approccio culturale, sicuramente da cambiare, dovuto alla mancata reale percezione dei benefici reali che la formazione può portare.

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