Rapporti di lavoro

Sondaggio Aidp: un manager su tre sceglie l’informazione pro vaccino

di Cristina Casadei

Non essendovi un obbligo di legge se il dipendente dovesse rifiutare la vaccinazione cosa potrebbe accadere? La questione è molto dibattuta tra i giuslavoristi, così come tra i direttori del personale che sembrano prediligere la via della campagna informativa pro-vaccino e della sensibilizzazione dei lavoratori. Certamente, in caso di rifiuto, saranno prese delle misure, nell’interesse collettivo, come emerge da una survey realizzata da Aidp su un campione di 404 manager. Solo il 2,72%, però, ha risposto che sta studiando la possibilità del licenziamento. Nella maggioranza dei casi prevale la prudenza. Date le tempistiche dei vaccini, il 40% dice di non averci ancora pensato, mentre il 37%, quindi oltre un terzo, pensa di aumentare la comunicazione e l’informazione sanitaria per incentivare la vaccinazione. Il 9%, invece, se il ruolo e la mansione lo consentiranno, metterà in smart working il dipendente. Il 3,5% pensa a provvedimenti di natura disciplinare mentre per l’8,5% il rifiuto a vaccinarsi non sarà un problema perché si continuerà con le misure di tutela sanitaria già presenti.

La sensibilità dei manager hr sul tema è massima, per ragioni di salute e sicurezza, ma anche per le complicazioni che la pandemia ha portato nell’organizzazione del lavoro. Per chiarezza, va ribadito che «in Italia, come in gran parte dei Paesi, nessuno può essere obbligato a sottoporsi ad un trattamento sanitario senza una specifica regolamentazione legale – sottolinea l’avvocato Aldo Bottini, partner di Toffoletto De Luca Tamajo -. Le aziende, però, hanno l’obbligo di salvaguardare la salute e la sicurezza dei propri dipendenti e molte, come per esempio ospedali, supermercati e trasporti, hanno anche una responsabilità verso terzi. In quest’ottica, se il vaccino è considerato una misura di protezione sia personale che per la collettività, il datore di lavoro può considerare il lavoratore che non si sottopone alla profilassi temporaneamente non idoneo allo svolgimento della sua mansione perché impossibilitato a renderla in sicurezza, per sé e per gli altri».

Entrando nel merito degli aspetti più pratici con alcuni manager, Emanuele Rossini, hr director di Ruffino srl, gruppo vitivinicolo toscano che ha 300 addetti, spiega che «così come sempre fatto da anni per il vaccino antinfluenzale e grazie alla partnership con la locale Misericordia, siamo disponibili a mettere a disposizione la nostra infermeria per la vaccinazione Covid-19 ed a consentire ai nostri dipendenti di vaccinarsi durante l’orario di lavoro». Il manager auspica però «un intervento del legislatore in merito al dipendente che rifiuta la vaccinazione, che chiarisca quali sarebbero le responsabilità del datore di lavoro da un punto di vista della sicurezza del lavoro». Una volta completata la campagna di vaccinazione per tutti - e fino al termine dell’emergenza sanitaria -, salvo diverse indicazioni o restrizioni legislative, Rossini non crede di consentire «l’ingresso in azienda a chiunque, sia esso lavoratore, fornitore o visitatore, che non sia vaccinato contro il Covid-19».

All’Aeroporto di Bologna, il direttore sviluppo persone e organizzazione, Marco Verga, punta sulla sensibilizzazione a 360°: «Fin da subito abbiamo deciso di sostenere convintamente la campagna vaccinale sia per garantire maggiore sicurezza per i collaboratori e per tutti gli operatori aeroportuali, sia come strumento per far ripartire viaggi e turismo». Questa linea è stata condivisa con i sindacati, «concordi sull’importanza di questo strumento indispensabile nella lotta alla pandemia». Per aiutare tutti a capire meglio, nei prossimi giorni «l’azienda ha in programma di partire con una campagna di promozione e informazione. Inoltre sul tema è nostra intenzione portare avanti una stretta collaborazione con gli enti territoriali e con l’Ausl per aderire a campagne informative istituzionali o per predisporre eventi divulgativi congiunti». A questa prima fase seguirà «un sondaggio fra i dipendenti per verificare la percentuale di adesione al vaccino e i dubbi ancora in essere, e a cui far seguire eventuali campagne informative di supporto per i punti di incertezza ancora aperti», spiega Verga. Sul tema dei temi il dibattito c’è anche sul fronte sindacale dove ci sono molte categorie, dai bancari ai meccanici, che chiedono di anticipare nell’agenda la vaccinazione dei lavoratori rappresentati.

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