Rapporti di lavoro

Un modello flessibile che coinvolge Pmi e grandi gruppi

di Giorgio Pogliotti

Il modello adottato con il Protocollo sulla vaccinazione negli ambienti di lavoro coinvolge il mondo produttivo in modo ampio, a prescindere dal livello dimensionale dell’impresa. In base all’accordo raggiunto tra governo e parti sociali potranno aderire grandi aziende e Pmi, se rispetteranno i requisiti minimi di sicurezza fissati a livello nazionale.

«L’obiettivo di questo Protocollo è quello di offrire un’opportunità ai lavoratori delle aziende, un’opzione aggiuntiva - sottolinea Pierangelo Albini, direttore dell’area Lavoro, Welfare e Capitale umano di Confindustria - quando saranno disponibili un sufficiente numero di vaccini e si potrà accelerare l’attuazione del Piano vaccinale». Si è cercato di superare le possibili criticità, che avrebbero potuto scoraggiare la partecipazione dei datori di lavoro, anzitutto, riconducendo la vaccinazione negli ambienti di lavoro nel quadro delle iniziative di sanità pubblica. «Sono state prospettate diverse modalità attuative, consentendo sia il coinvolgimento del medico competente sia la possibilità di affidare la vaccinazione a sanitari di strutture mediche convenzionate con il datore di lavoro. Si sono create le condizioni per contribuire alla realizzazione del piano vaccinale, qualora ciò si rendesse necessario. L’importante è reperire e somministrare rapidamente i vaccini».

L’altro tassello è rappresentato dall’aggiornamento del Protocollo con le misure anti contagi nei luoghi di lavoro di marzo-aprile 2020: «Lo scorso anno si è fatto un eccellente lavoro - commenta Albini - che ha consentito la ripresa delle attività in sicurezza. L’impostazione di quegli accordi è stata confermata anche in questo Protocollo che aggiorna formalmente alcune precedenti disposizioni e apporta quelle modifiche che con il tempo si sono rese opportune. Si è accolto l’invito del ministro Orlando, con buon senso, senza rimettere in discussione tutto l’impianto del documento che, come dimostrano anche i dati forniti da Inail, è stato molto efficace nel contrasto alla diffusione del virus nei siti produttivi». Il monitoraggio Inail al 28 febbraio 2021 evidenzia quasi 157mila denunce di infortunio sul lavoro da Covid-19 segnalate all’Istituto, pari al 5,4% dei contagi nazionali; tra i principali settori, il 68% delle denunce ha interessato sanità e assistenza sociale, il 9,2% l’amministrazione pubblica, il 4,4% il noleggio, vigilanza, pulizia, call center, il 2,8% il settore manifatturiero. «Anche in questo Protocollo si è cercato di far tesoro dei contributi arrivati da ministeri, Iss, Inail e ha trovato conferma il principio secondo cui la pandemia ha natura di rischio biologico generico ed esogeno all’impresa. Il contrasto al virus – conclude Albini - è valutato dalle autorità pubbliche, le aziende non devono aggiornare il documento di valutazione dei rischi ma solo attuare le indicazioni provenienti dall’Autorità e contenute nei Protocolli».

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