Rapporti di lavoro

Tre strade: medico aziendale, convenzioni private o Inail

di Aldo Bottini

Dopo il Protocollo per i piani aziendali di vaccinazione e le “Indicazioni ad interim per la vaccinazione nei luoghi di lavoro” elaborate dall’Inail, molte aziende, soprattutto di gradi dimensioni, si stanno organizzando per offrire ̀sedi e organizzazione per le vaccinazioni dei lavoratori. Si tratta, come chiariscono le Linee Guida, di un’iniziativa di sanità pubblica, finalizzata alla più rapida realizzazione del piano vaccinale nazionale. Tuttavia, non può sfuggire l’affermazione contenuta nel Protocollo secondo cui la vaccinazione dei lavoratori realizza anche l’obiettivo di «rendere più sicura la prosecuzione delle attività commerciali e produttive sull’intero territorio nazionale, accrescendo il livello di sicurezza degli ambienti di lavoro». Oggi dunque il vaccino è strumento di prevenzione, che non può non essere considerato dal datore di lavoro nell’ambito del dov ere di sicurezza ex articolo 2087 del Codice civile. Per sottoporre all’azienda sanitaria di riferimento (che fornisce il vaccino) un piano di vaccinazione, l’azienda deve essere in possesso di alcuni requisiti. Anzitutto una popolazione lavorativa “sufficientemente numerosa”, anche se non è stabilita una precisa soglia numerica, ed anzi si prevede, proprio per favorire le piccole aziende, la possibilità di consorziarsi, anche attraverso le associazioni di categoria. E poi un’adeguata struttura organizzativa in termini di risorse e spazi per tutte le fasi in cui si articola il processo (preparatoria, ambulatoriale, di osservazione post-vaccino) e una dotazione informatica idonea a garantire la registrazione delle vaccinazioni.

La vaccinazione può essere attuata dal medico competente o tramite convenzioni con strutture sanitarie private, con costi di fornitura dei vaccini e dei dispositivi strumentali (siringhe) a carico del Servizio sanitario.

Resta comunque centrale il ruolo del medico competente, che deve acquisire il consenso dei dipendenti, dopo averli informati sui vantaggi e sui rischi connessi alla vaccinazione. In assenza del medico competente e nell’impossibilità di avvalersi di strutture sanitarie private, le imprese possano fare ricorso a strutture sanitarie dell’Inail, con oneri a carico dell’istituto.

Il tempo impiegato per la vaccinazione dei dipendenti è equiparato a orario di lavoro. Destinatari del piano possono essere tutti i lavoratori a prescindere dalla tipologia contrattuale (quindi anche consulenti e collaboratori autonomi). È possibile coinvolgere anche lavoratori di altri aziende che operano nel medesimo territorio e che abbiano una relazione con l’azienda organizzatrice (es. fornitori). La partecipazione al programma vaccinale è del tutto volontaria e il datore di lavoro, secondo l’orientamente a suo tempo espresso dal Garante privacy, non potrebbe chiedere al personale di fornire informazioni sul proprio stato vaccinale: il dato può essere trattato solo dal medico competente. Va tuttavia considerato che se la vaccinazione viene eseguita in orario di lavoro, per il tempo necessario è dovuta la ̀retribuzione , e quindi è inevitabile che di fatto, sia pure indirettamente, l’azienda possa venire a conoscenza della partecipazione al piano vaccinale. Naturalmente, l’effettiva partenza della vaccinazione aziendale è condizionata alla disponibilità dei vaccini. Anche a tal fine si attendono ancora i necessari provvedimenti regionali.

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