Rapporti di lavoro

Professionisti baluardi contro le infiltrazioni della criminalità

di Matteo Prioschi

I professionisti che assistono le aziende e i sindacati sono valide sentinelle contro le infiltrazioni delle mafie nel tessuto economico. Intervenendo alla seconda giornata del Festival del lavoro, il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho ha evidenziato il rischio che le mafie «possano in questo periodo collocare la loro liquidità nell’economia sana e impossessari dall’interno delle attività economiche senza modificare all’esterno la titolarità. Questo è il rischio più elevato perché, laddove ci sono variazioni della composizione societaria e della gestione o la cessione dell’azienda si interviene con verifiche e accertamenti». In queste ipotesi i consulenti del lavoro, che hanno comunque l’obbligo di segnalare le transazioni sospette, e i sindacati, possono collaborare al contrasto delle irregolarità perché comunque possono vedere che qualcosa non funziona come dovrebbe.

L’impegno su questo fronte da parte sindacale è stato confermato da Luigi Sbarra, segretario generale Cisl: «c’è tanta attività di denuncia tra i lavoratori e le organizzazioni sindacali, ma occorre intensificare ispezioni, controlli e verifiche soprattutto sull’applicazione dei contratti perché vediamo tanto dumping contrattuale». Inotre contemporaneamente ci deve essere una fase di crescita e sviluppo per assicurare il lavoro, soprattutto ai giovani.

In questa azione di contrasto all’illegalità De Raho ha ricordato il contributo delle associazioni di categoria e dei notai chiamati a suggellare gli atti di variazioni societaria e di vendita di beni e che sono tenuti a segnalare le operazioni sospette. Quanto alle associazioni di categoria, il vicepresidente di Assolombarda, Antonio Calabrò, ha delineato la «crescita dei rischi della presenza mafiosa sul territorio, una presenza che si rivela attraverso la fornitura di servizi quali ad esempio credito facile, non solo usura, che significa, in questo periodo di difficoltà, fare razzia di imprese stravolgendo il tessuto economico. Il monito che da tempo diamo ai nostri iscritti è che la mafia non è una agenzia di servizi a cui rivolgersi perché il rapporto con la mafia è per sempre».

Periodo di difficoltà che riguarda pure i liberi professionisti, anche se, come evidenziato da Armando Zambrano, presidente di Professionitaliane «il mercato apre possibilità a professioni che non c’erano prima e dobbiamo essere bravi a interpretarle e dare delle risposte. Per questo l’aspetto formativo dei già laureati è fondamentale, ma dobbiamo uscire dallo schema della formazione obbligatoria basata su standard tradizionale e andare verso una formazione che dia immediate risposte e per questo la certificazione delle competenze è importante».

Quanto alla collaborazione con la pubblica amministrazione prospettata dal ministro Renato Brunetta nel suo intervento al Festival del lavoro l’altro ieri, Zambrano ha osservato che occorre «vedere se c’è capacità delle amministrazioni di affidarsi ai professionisti e su questo qualche alea di diffidenza ancora c’è, il problema è superarla». I professionisti ancora attendono l’attuazione della legge 81/2017 «che prevedeva l’istituzionalizzazione di un rapporto tra le professioni ordinistiche e la pubblica amministrazione ma sappiamo che il tavolo per individuare i settori in cui svolgere l’attività sussidiaria non si è mai tenuto».

Per quanto concerne il lavoro subordinato, invece, Andrea Cafà, presidente di Fonarcom ha lanciato l’idea di creare ecosistema del welfare, un unico strumento di politiche attive e passive per chi perde il lavoro: «ogni lavoratore in attesa di reinserirsi in azienda dovrebbe essere dotato di una cassetta degli attrezzi, di un kit completo con tutto quanto gli serva sia sul fronte della qualificazione o riqualificazione - quindi formazione e manutenzione delle competenze – sia su quello del sostegno al reddito».

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