Rapporti di lavoro

Floriana Cerniglia (Università cattolica): «Il vantaggio per le imprese? Essere più competitive»

di Valentina Melis

La certificazione della parità di genere potrebbe portare alle aziende vantaggi reputazionali che potranno diventare anche vantaggi competitivi. È la previsione di Floriana Cerniglia, ordinario di Economia politica all’Università Cattolica di Milano e componente della task force dalla quale è nata la proposta, poi confluita nel Pnrr.

Crede che la certificazione sulla parità di genere possa aiutare le aziende ad adottare prassi virtuose per una maggiore inclusione delle donne nel lavoro?

«Siamo entrati nell’emergenza Covid in una situazione molto fragile per le donne italiane: una su due non lavorava già prima della pandemia. Questa crisi ha peggiorato la condizione lavorativa delle donne, perché i comparti più colpiti, dalla ristorazione alla vendita al dettaglio, sono quelli ad alto impiego di manodopera femminile, e con contratti di lavoro meno tutelati. La commissione «Donne per il nuovo Rinascimento» si è mossa su due fronti: pensare a misure per fronteggiare l’emorragia di posti di lavoro femminili e partire dall’emergenza per mettere al centro dell’agenda politica il tema della parità di genere e delle politiche per la famiglia».

Quali i benefici per le aziende che avranno la certificazione?

Tra le proposte della commissione, abbiamo incluso la certificazione sulla parità di genere e l’introduzione di misure per valutare l’impatto di genere in tutti i processi aziendali, anche quelli di ristrutturazione. La proposta è ora nel Pnrr e tutto dipende da come sarà attuata. La certificazione dovrebbe servire ad assicurare il rispetto sostanziale di condizioni per una effettiva parità nel mondo del lavoro. Possiamo pensare che i team di lavoro nelle aziende debbano rispettare un criterio di parità? E come verificare che la maternità non abbia inficiato il percorso di carriera? Come “disincentivare” il fenomeno delle riunioni “post orario di lavoro”? Per partire occorre trovare meccanismi incentivanti per le aziende, ma nel medio periodo i vantaggi reputazionali delle imprese che si metteranno in questo percorso credo diventeranno anche vantaggi competitivi. Già oggi, nel valutare l’investimento in un’impresa, sempre più frequentemente, si considerano i criteri Esg (Environmental, Social, Governance): la certificazione rafforzerebbe il criterio S».

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