Rapporti di lavoro

Industria: da luglio stop alla Cig Covid Migliora l’arretrato

di Valentina Melis

Cambio di rotta sugli ammortizzatori sociali. Il Dl Sostegni-bis (Dl 73/2021), in vigore dal 26 maggio, mette la parola fine alla cassa integrazione Covid per l’industria e porta in dote, dal 1° luglio, una Cig senza contributo addizionale (quello che si paga per l’uso effettivo), ma allineata alle regole ordinarie del Dlgs 148/2015 sugli ammortizzatori sociali. Stop, quindi, al regime “speciale” fissato nel 2020 dal Dl Cura Italia in piena pandemia, con alleggerimenti sul fronte della consultazione sindacale, dei costi e dei limiti di utilizzo della cassa (nel quinquennio).

Finiscono il 30 giugno, dunque, le 67 settimane di cassa Covid che le imprese dell’industria hanno potuto usare fra il 2020 e il 2021, suddivise in varie tranche, regolate dai diversi provvedimenti di emergenza come ricostruito dal Sole 24 Ore del Lunedì nella mappa in sei fasi qui a fianco.

Le imprese che useranno da luglio a dicembre la cassa “ordinaria” - anche se scontata - dovranno impegnarsi a mantenere il blocco dei licenziamenti economici, sia individuali, sia collettivi (si vedano i servizi a pagina 17).

Cassa Covid nel terziario

Le aziende del terziario e quelle più piccole, dalla ristorazione ai negozi, potranno continuare invece a usare gli ammortizzatori Covid, sotto forma di assegno ordinario dei Fondi di solidarietà e di cassa integrazione in deroga, ancora fino a dicembre, con una dote che arriva dunque, a partire da febbraio 2020, a 95 settimane di integrazioni salariali legate all’emergenza.

Tiraggio e calo delle domande

Il tiraggio - cioè il rapporto fra le ore autorizzate e quelle effettivamente utilizzate - è stato nel 2020 del 35% per la cassa integrazione ordinaria e del 50% per Cigs e cassa integrazione in deroga. Se si considera la somma di tutte le ore di Cigo, Cigs e Cigd autorizzate al 31 dicembre 2020 (2,96 miliardi) e l’utilizzo effettivo (1,19 miliardi), l’indice di tiraggio totale è del 40 % (Civ Inps, Pre-rendiconto sociale 2020). Le aziende, dunque, hanno prudenzialmente richiesto più ore di ammortizzatori, durante l’emergenza, di quelle che poi è stato necessario utilizzare.

Proprio l’ancoraggio delle risorse stanziate alla spesa effettiva dello Stato per gli ammortizzatori, anziché alle ore autorizzate, è la soluzione individuata dal Governo per far fronte al raggiungimento, il 28 maggio scorso, del tetto delle risorse stanziate dalla legge di Bilancio 2021, con le domande di cassa Covid presentate fino a quella data (si veda Il Sole 24 Ore del 5 giugno).

Peraltro, la riapertura delle attività sta già determinando un calo delle richieste di ammortizzatori. In nessuno dei primi quattro mesi del 2021 è stato raggiunto il numero di ore autorizzate a marzo e ad aprile 2020. Ad aprile di quest’anno, il numero delle ore complessivamente autorizzate (204 milioni) è inferiore del 76,1% rispetto ad aprile dell’anno scorso e del 68,2% rispetto a marzo.

I pagamenti

La mole senza precedenti di ore di cassa integrazione richieste dalle aziende in seguito alla pandemia (5,2 miliardi) e il susseguirsi di provvedimenti e di procedure autorizzative distinte per le varie tranche di ammortizzatori, avevano determinato l’accumulo di un consistente arretrato nelle pratiche da smaltire per l’Inps. La situazione è migliorata, come nota il Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Istituto nel Pre-rendiconto sociale 2020, chiuso ad aprile. Su 15 milioni di pagamenti complessivi, le domande ancora da definire al 28 febbraio 2021 erano 70.754, relative a 290.663 lavoratori. L’arretrato era di ben 179mila domande a novembre 2021. La maggior parte delle pratiche ancora in attesa, per la Cigo e per l’assegno Fis, è arrivata nei mesi di gennaio e febbraio 2021, quindi recentemente. La situazione più critica resta quella della cassa in deroga, per quale ci sono oltre 31mila domande in attesa risalenti al 2020.

Il miglioramento rispetto al passato è sottolineato da Guglielmo Loy, presidente del Consiglio di indirizzo e vigilanza Inps: «La meccanizzazione della procedura - spiega - e l’aumento del personale destinato da Inps alla gestione della cassa, hanno determinato un passo avanti».

Grafico

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