Rapporti di lavoro

Upb: lo sblocco dei licenziamenti favorirà l’ingresso dei giovani

di Giorgio Pogliotti

Dal 1° luglio potrebbero verificarsi licenziamenti per circa 70milalavoratori concentrati quasi eslusivamente nell’industria, «plausibilmente scaglionati nel tempo man mano che si concretizzano le opportunità di turnover e di ricomposizione degli organici»; una quota potrebbe anche transitare nella Cassa integrazione ordinaria “agevolata” (scontata delle “addizionali” sull’utilizzo). Si tratta di un numero «analogo» a quello del flusso delle cessazioni da contratto a tempo indeterminato che «prima della crisi si registrava ogni bimestre nell’Industria.

Sono stime dell’Upb che nella memoria sul decreto sostegni bis depositata ieri in commissione Bilancio alla Camera, valuta l’impatto della fine del blocco dei licenziamenti in scadenza il 30 giugno per i settori coperti dalla cassa integrazione ordinaria, ovvero industria e costruzioni, che non avranno più settimane di cassa Covid gratuita, ma potranno ricorrere fino a fine anno alla cassa integrazione “scontata” delle addizionali applicate in base all’utilizzo (senza poter licenziare mentre godono dello sconto).

Stime importanti, quelle dell’Ufficio parlamentare di Bilancio, alla luce delle preoccupazioni dei sindacati che, invece, temono di assistere ad un’ondata di licenziamenti e chiedono di approvare una nuova proroga per industria e costruzioni per confluire nel blocco dei licenziamenti in vigfore fino a fine ottobre per le aziende del terziario (che utilizzano l’assegno ordinario del Fondo di integrazione salariale).

L’Upb sottolinea che la ripresa economica della prima parte del 2021 e le positive aspettative di crescita «rendono possibile l’eliminazione» del blocco dei licenziamenti «a beneficio anche delle politiche di occupazione a favore dei soggetti, soprattutto i giovani, in cerca di lavoro che nei mesi scorsi hanno visto venire meno le opportunità di impiego». In sostanza la ripresa del turn over, in presenza di segnali di ripartenza dell’economia, dovrebbe avvantaggiare i giovani (che hanno pagato il prezzo più alto della crisi, visto che con il blocco dei licenziamenti, i datori di lavoro in difficoltà, alla scadenza non hanno rinnovato quei contratti precari che vedono un maggiore impiego di giovani).

Il report dell’Upb analizza anche l’andamento del saldo tra attivazioni e cessazioni, il livello massimo si è raggiunto a giugno 2020, con un ammontare negativo di attivazioni nette pari a circa 760mila (per oltre il 40% rapporti a tempo determinato), poi da luglio 2020 questo valore è progressivamente risalito per stabilizzarsi e raggiungere il valore negativo di 500mila attivazioni nette a febbraio 2021. Il ragionamento dell’Upb è che «se i datori di lavoro avessero avuto necessità di aggiustare ulteriormente la propria compagine lavorativa, non si sarebbe osservato l’avvio della normalizzazione, sia pure graduale e a oggi ancora incompleta». In questo quadro si ritiene che «la fase acuta di stress in capo ai datori di lavoro sia terminata» e che «non abbiano da smaltire forze di lavoro in eccesso e sproporzionate rispetto ai regimi produttivi»; piuttosto c’è da aspettarsi il contrario, «alla luce anche di previsioni economiche incoraggianti per la seconda metà dell’anno». A conferma di questa lettura, L’Upb cita il dato dei contratti a tempo indeterminato che da dicembre 2020 a febbraio 2021 fanno registrare attivazioni nette positive, dopo un andamento piatto durante tutto il 2020.

Quanto ai settori assicurati alla Cigo, per cui il divieto di licenziamento scade a fine giugno: nelle Costruzioni le attivazioni nette sono aumentate in tutti i perimetri contrattuali; per questo settore si stima che «il venire meno del blocco dei licenziamenti non dovrebbe avere un impatto negativo ma piuttosto consentire nuovamente il ricambio e l’alternanza delle forze di lavoro, caratteristiche del settore da prima della pandemia». Nel raggruppamento settoriale più ampio, “Attività estrattiva e manifatturiera, fornitura di energia e di acqua, gestione reti fognarie e ciclo rifiuti” (Industria), le attivazioni nette si sono ridotte complessivamente di circa 61mila (circa 35mila con riferimento solo a a tempo indeterminato e determinato), un ordine di grandezza comparabile con le 71mila posizioni lavorative per cui c’è stato un ampio ricorso alla Cigo Covid.

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