Rapporti di lavoro

Equo compenso esteso a professioni non ordinistiche

Il testo approda in Aula alla Camera. Più imprese interessate

di Giovanni Negri

Equo compenso rafforzato, con una serie di modifiche alla disciplina attuale. Ieri nell’Aula della Camera si è svolta la discussione generale sul disegno di legge bipartisan (prima firmataria Giorgia Meloni, leader di fratelli d’Italia) che rivede una serie di elementi chiave come la platea dei professionisti, come pure quella delle imprese clienti della prestazione. Con una più dettagliata tipizzazione delle clausole e una previsione di nullità. Con l’introduzione di una class action per fare valere il diritto a un compenso non sbilanciato. E Maria Carolina Varchi (FdI) rivendica la paternità delle norme «segnale di riconoscimento per l’importanza delle prestazioni intellettuali», mentre Alfredo Bazoli (Pd), ricorda la continuità con le misure introdotte dall’allora ministro della Giustizia Andrea Orlando.

Nel dettaglio, la riforma estende innanzitutto, grazie al lavoro fatto in Commissione con gli emendamenti al testo base, il perimetro dei professionisti coinvolti. Così, agli avvocati e ai professionisti iscritti a Ordini , si aggiungeranno ora anche tutti coloro che svolgono professioni non ordinistiche. Dove, se per le prime due categorie, il riferimento, come indicatori dell’equità dei compensi, è ai canonici parametri, per gli altri saranno decreti del ministero dello Sviluppo economico, da emanare entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge e da aggiornare ogni due anni sentite le associazioni di categoria.

Per quanto riguarda le imprese obbligate a rispettare i criteri, si delineano, in relazione alla realtà produttiva italiana, le caratteristiche che deve avere l’impresa per poter essere considerata, rispetto al professionista, un contraente “forte”. In base ai parametri europei, la categoria delle microimprese, delle piccole imprese e delle medie imprese (Pmi) è costituita da imprese che occupano meno di 250 persone, il cui fatturato annuo non supera i 50 milioni di euro oppure il cui totale di bilancio annuo non supera i 43 milioni di euro. La riforma invece fissa diversi paletti, coinvolgendo le imprese che nell’anno precedente al conferimento dell’incarico hanno occupato alle proprie dipendenze più di 50 lavoratori o hanno presentato ricavi annui superiori a 10 milioni di euro. E, sul fronte della pubblica amministrazione, rientreranno tra i committenti anche gli agenti della riscossione, oggi esclusi.

Quanto alle clausole vessatorie, all’interno di una dettagliata tipizzazione, si specifica che queste se contrastanti con i parametri o indici, saranno immediatamente da qualificare come nulle e rilevabili anche d’ufficio. A disposizione dei professionisti c’è poi anche, altra novità, una forma di azione collettiva da esercitare con l’intervento del Consiglio nazionale dell’Ordine o delle associazioni professionali.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©