Rapporti di lavoro

Le buone carte degli Its: piani di studio a misura di aziende e subito lavoro

di Claudio Tucci

L’alternativa all’università c’è. Si chiamano Its, gli Istituti tecnici superiori, che rappresentano, oggi, la scelta migliore per tutti quei ragazzi che, dopo aver conquistato la maturità, vogliono formarsi - con percorsi altamente specializzati e più brevi della classica accademia - sulle tecnologie abilitanti delle aziende (e trovare subito lavoro).

Ogni anno, infatti, ci ricorda Confindustria, le imprese cercano almeno 20mila diplomati provenienti dagli Istituti tecnici superiori, ma ne trovano solo 5mila. Un paradosso nel paradosso, in un Paese, come l’Italia, dove la disoccupazione giovanile continua a veleggiare, stabile, sopra il 30% e ci sono due milioni di ragazzi che non studiano e non lavoro (Neet), purtroppo in aumento a causa della pandemia.

Gli Its, nati una decina d’anni fa, sono vere e proprie accademie del made in Italy, mettono in pista percorsi di durata biennale (in alcuni casi, triennale) nelle filiere strategiche industriali: dalla mobilità sostenibile all’efficienza energetica, dalle tecnologie innovative per i beni e le attività culturali-Turismo alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, dalle nuove tecnologie della vita a quelle per il made in Italy, declinate nei seguenti sistemi: agro-alimentare, meccanica, moda, servizi alle imprese, casa.

Ciascun diploma corrisponde a figure nazionali (il titolo di studio è di livello terziario, in pratica una laurea breve), i piani formativi sono definiti con le imprese e le competenze sono sviluppate, in larghissima parte, nei luoghi di lavoro.

I numeri, che ogni anno sforna il monitoraggio Istruzione e Indire, parlano chiaro: il tasso di occupazione medio si attesta all’80%, con punte anche del 90-100%, e nel 92% dei casi l’impiego ottenuto è coerente con il percorso svolto dal giovane, grazie al contatto diretto con il mondo produttivo che permette ai ragazzi di maturare competenze chiave nell’innovazione tecnologica multidisciplinare e digitale. Sei contratti firmati su 10 sono a tempo indeterminato o in apprendistato, quindi subito stabili, con innovazione e Industria 4.0 che continuano a farla da padrone: il 58,8% degli occupati - secondo l’ultima fotografia 2021 - ha seguito un corso con l’utilizzo di tecnologie abilitanti 4.0, dal Cloud ai processi Simulation tra macchine interconnesse, una percentuale in crescita di oltre 10 punti nei 12 mesi (su questi dati un contributo importante è arrivato dal ministero dello Sviluppo economico).

Alcuni esempi di progetti 4.0? Dalla robotica collaborativa al servizio della farmaceutica avanzata all’App per valorizzare il patrimonio artistico e architettonico delle ville venete attraverso la realtà aumentata e il gioco. Dai sensori innovativi per monitorare la qualità di vino e birra nei processi logistici agli strumenti di intelligenza artificiale per guidare le persone a orientarsi in grandi edifici grazie a comunicazioni via smartphone, solo per citarne alcuni di quelli premiati dal ministero dell’Istruzione assieme all’università Ca’ Foscari di Venezia.

Le chiavi di successo degli Its risiedono nella flessibilità organizzativa e didattica: il 71% dei docenti proviene dal mondo del lavoro e delle professioni, il 41% delle ore del percorso è realizzato in stage, e il 27% delle ore di teoria è svolto in laboratori di imprese e di ricerca. L’Italia, con il Pnrr, riceverà 1,5 miliardi di euro in 5 anni (circa 20 volte gli attuali stanziamenti). Con la riforma dell’Istruzione tecnica superiore, appena approvata dalla Camera e ora al Senato, si rafforza il link con le imprese e si punta forte su premialità e merito. L’obiettivo è far finalmente decollare l’intera filiera tecnico-professionale, avvicinandosi ai numeri dei paesi nostri competitor: in Francia gli iscritti agli analoghi istituti tecnici terziari sono 200mila, in Germania, nelle Fachhochschule, i ragazzi frequentanti sono oltre 800mila.

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