Rapporti di lavoro

La crescita spinge il lavoro: +338mila occupati

di Giorgio Pogliotti

Nel secondo trimestre 2021, l’impatto della ripresa dell’economia si risente anche sul mercato del lavoro: sulla scia dell’incremento del Pil (aumentato del 2,7% rispetto al trimestre precedente e del 17,3% rispetto all’anno precedente) l’Istat ha registrato un aumento di 338mila occupati (+1,5% rispetto al trimestre precedente), per effetto anzitutto dell’aumento dei dipendenti a termine (sono 226 mila in più, +8,3% in tre mesi). I dipendenti a tempo indeterminato sono aumentati di 80mila unità (+0,5%) e gli indipendenti di 33mila (+0,7%).

Del resto c’è un aumento delle ore lavorate (+3,9% nel confronto congiunturale e +20,8% nel confronto tendenziale), accompagnato da una forte riduzione del ricorso alla cassa integrazione. Rispetto al primo trimestre l’incremento più sensibile di ore lavorate riguarda servizi (+4,4%) e industria (+3,4%). Rispetto invece al secondo trimestre 2020 l’aumento maggiore di ore lavorate interessa le costruzioni (+48,6%), seguite da industria (+26,7%), da servizi e agricoltura (+17,4% per entrambi i settori). Nel contempo cresce anche il tasso dei posti vacanti, sia su base congiunturale (+0,6 punti percentuali) che annua (+1 punto percentuale).

Nel secondo trimestre l’Istat ha anche rilevato un calo sia del numero di disoccupati, scesi di 55mila unità (-2,2%), che degli inattivi, in diminuzione di 337 mila unità (-2,4%). Questo trend di crescita rilevato tra febbraio e giugno ha subito un parziale stop a luglio, quando è emerso un leggero calo degli occupati, meno 23mila (-0,1% su giugno)- tutto ascrivibile al lavoro autonomo perché il lavoro alle dipendenze è aumentato -, nel contempo i disoccupati sono scesi di 29mila unità (-1,2%) e si sono contati 28mila inattivi in più (+0,2%). Rispetto al secondo trimestre 2020, l’aumento di 523mila occupati coinvolge soltanto i dipendenti a termine (+573 mila), continua infatti, seppur con minore intensità, il calo dei dipendenti a tempo indeterminato (-29 mila) e degli indipendenti (-21 mila). Sempre nel confronto tendenziale spiccano i dati relativi a +514mila disoccupati e -1 milione 253mila inattivi.

«Sono dati che inducono all’ottimismo - commenta Sebastiano Fadda, presidente Inapp -, si conferma che la crisi che abbiamo vissuto non era dovuta alla flessione della domanda ma piuttosto al blocco delle attività legate all’emergenza sanitaria, tuttavia ci sono anche delle “traiettorie” che andrebbero corrette, ovvero l’esplosione dei contratti a termine e la crescita con minor forza dell’industria rispetto ai servizi».

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