Rapporti di lavoro

Per le associazioni datoriali scoperto fino al 50% del personale

di Valentina Melis

Tra le mura domestiche delle famiglie italiane, potrebbero essere impiegati almeno 600mila lavoratori domestici senza green pass. È la stima che emerge dalle valutazioni dell’associazione datoriale Domina, ma secondo Assindatcolf il numero dei lavoratori non vaccinati potrebbe arrivare a un milione (il 50% della platea).

Nei mesi scorsi, infattil le associazioni hanno chiesto al Governo di intervenire, prima per facilitare l’accesso alla vaccinazione anti-Covid di badanti, colf e baby sitter, e poi per introdurre l’obbligo del green pass, in linea con le misure di sicurezza adottate per altre categorie professionali, dal personale sanitario ai lavoratori delle Rsa. Peraltro, quasi il 70% dei lavoratori del settore sono stranieri, e provengono da Paesi nei quali la copertura vaccinale è inferiore rispetto all’Italia.

«Molte badanti che convivono con gli assistiti - spiega Lorenzo Gasparrini, segretario generale di Domina - si sono vaccinate già nella primavera. Ma in base alle segnalazioni che riceviamo dalle famiglie nostre associate, stimiamo che il 30% dei lavoratori domestici non siano ancora vaccinati». Una percentuale, che se proiettata sull’intera platea dei lavoratori del settore, due milioni fra regolari e irregolari, potrebbe significare 600mila persone. Lavoratori che dovrebbero vaccinarsi entro il 15 ottobre, pena la sospensione dall’impiego, con la sicura difficoltà di trovarne un altro, almeno fino al 31 dicembre.

«Quasi il 40% dei lavoratori domestici - continua Gasparrini - proviene dall’Est Europa . Nelle lavoratrici di quest’area geografica c’è una certa ritrosia alla vaccinazione, sia per motivi culturali, sia forse perché in certi Paesi non c’è stata propaganda per promuovere la diffusione del vaccino. Molte lavoratrici dell’Est, poi, si sono vaccinate in patria con lo Sputnik, che non è riconosciuto dall’Ema e quindi non dà accesso al green pass».

La stima di colf, badanti e baby sitter non vaccinate è ancora più consistente nelle parole di Andrea Zini, presidente di Assindatcolf: «Dalle richieste di assistenza che riceviamo dai nostri associati - spiega - stimiamo che il numero dei domestici non vaccinati possa arrivare al 50 per cento. Siamo dunque favorevoli al provvedimento del Governo, e pensiamo che i lavoratori del settore debbano considerare seriamente gli effetti della scelta di una mancata vaccinazione. Cessato il rapporto di lavoro con una famiglia, infatti, anche la famiglia successiva chiederà il green pass: insomma, ci sarà una selezione naturale degli assistenti familiari, nella quale chi ha il green pass sarà preferito rispetto agli altri».

L’istituzione di una certificazione obbligatoria per legge potrebbe anche spingere l’emersione di rapporti di lavoro irregolari, come già successo per le autocertificazioni legate agli spostamenti durante la prima ondata della pandemia, con il lockdown. Il numero dei lavoratori domestici regolari, fra il 2019 e il 2020, è aumentato di 64.529. Solo una parte di questa emersione può essere legata alla sanatoria per i lavoratori extracomunitari avviata nel 2020, che in gran parte deve essere ancora completata e dispiegherà maggiormente i suoi effetti nel 2021. Una parte di questa emersione è stata dunque determinata dagli obblighi emersi con l’emergenza sanitaria, come ha sottolineato anche l’Inps nel pubblicare l’ultimo Osservatorio sui lavoratori domestici.

Sulla verifica del green pass da parte delle famiglie, secondo Filippo Breccia Fratadocchi, vicepresidente dell’associazione datoriale Nuova Collaborazione, «l’unica difficoltà che si potrebbe creare nell’uso della App messa a punto dal Governo, è per le persone anziane, che dovranno essere assistite da qualcuno. Trovare un’accordo sulla vaccinazione è opportuno - aggiunge - anche perchè è vero che si può recedere liberamente dal rapporto, ma rinunciare a una badante esperta potrebbe essere un grosso problema per la famiglia».

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