Rapporti di lavoro

No a tamponi gratis Ma il governo valuta l’ipotesi sconti fiscali

di Giorgio Pogliotti, Claudio Tucci

Entra in vigore oggi l’obbligo del green pass per accedere in tutti i luoghi di lavoro, con il Governo che conferma il no ai tamponi gratis (a chi ne sprovvisto), ma apre a interventi per calmierarne il prezzo. Si ragiona su un credito di imposta a favore delle imprese che si fanno carico del costo dei tamponi o per i Dpi, mentre sembra più difficile la riedizione del bonus sanificazione.

L’ipotesi allo studio è di rifinanziare il credito d’imposta del 30% sui dispositivi di protezione individuale che include anche il costo sostenuto dalle imprese per i test antigenici e molecolari. Il bonus introdotto nella fase più critica della pandemia nel 2020 è stato rifinanziato la scorsa estate con 200 milioni di euro per coprire i costi sostenuti nei mesi di giugno, luglio e agosto 2021, ossia i primi tre mesi di riaperture delle attività. L’idea di base è quella di rifinanziare il credito d’imposta e consentire così alle imprese di spendere rapidamente in compensazione l’agevolazione, abbattendo così imposte e contributi dovuti.

L’ipotesi è stata rilanciata ieri dal ministro del Lavoro, Andrea Orlando che, in previsione della giornata di debutto della certificazione verde ha confermato la linea del governo, ovvero: «calmierazione sì, gratuità no. Credo debba restare questo principio. Dobbiamo preoccuparci dei dubbi di alcuni ma anche della tutela dei molti che si sono vaccinati per rispettare la loro scelta e il loro senso civico».

C’è preoccupazione per le difficoltà applicative della nuova disposizione, almeno per la prima fase. Lo stesso ministro Orlando ha sottolineato che «sarà un passaggio non semplice perché siamo di fronte a una dimensione dell’utilizzo dello strumento significativa». Secondo le stime sono 2,5 milioni i lavoratori nel privato e nel pubblico privi di certificazione che dovranno produrre i tamponi. Tanto che, anche nell’incontro di ieri con il premier, Mario Draghi, i leader sindacali oltre a sollecitare un forte abbassamento del costo del tampone, hanno ribadito la preoccupazione che le farmacie non siano in grado di reggere agli afflussi per i tamponi. La soluzione potrebbe essere quella di realizzare Hub anche dentro le aziende, dove effettuare i tamponi, soluzione peraltro favorita dal Dpcm che apre alla possibilità di far effettuare tamponi da «altri soggetti reputati idonei dal ministero della Salute».

Un altro nodo riguarda quei lavoratori che operano nel nostro Paese avendo ricevuto una o due dosi di un vaccino non riconosciuto da Ema, ad esempio nell’autotrasporto dove circolano molti autisti dell’est europa ai quali è stato somministrato lo Sputnik. «È in corso di valutazione e penso sarà valutata con favore l’idea di una reciprocità tra Stati» ha detto Nicola Magrini, Dg dell’Aifa. Una circolare del ministero delle Infrastrutture consente fino al 31 dicembre al personale a bordo dei mezzi di trasporto provenienti dall’estero e non in possesso di green pass (o vaccinati con sieri non riconosciuti nel nostro paese) l’accesso ai luoghi deputati alle operazioni di carico e scarico delle merci «a condizione che queste attività vengano svolte da altri».

Da oggi sono previsti controlli all’ingresso della sede di lavoro e a campione, ma per specifiche esigenze organizzative i datori di lavoro potranno chiedere preventivamente al lavoratore di comunicare in anticipo il non possesso del Green pass, con un preavviso per garantire l’efficace programmazione del lavoro. «Se il lavoratore non è in possesso del green pass scatta l’assenza ingiustificata con il taglio della retribuzione - spiega Arturo Maresca, professore di diritto del lavoro all’università la Sapienza di Roma -. Se non risponde alla richiesta di comunicazione, alla quale è tenuto per disposizione di legge, ritengo che il lavoratore sia passibile di sanzione disciplinare. Se si recherà in azienda e dovesse risultare sprovvisto, durante il lavoro, di certificazione verde sarà segnalato al Prefetto e scatteranno le sanzioni».

In base alle attuali regole il lavoratore che accede al luogo di lavoro senza green pass è soggetto, con provvedimento del Prefetto, a una sanzione amministrativa da 600 a 1.500 euro. Vengono poi applicate anche le sanzioni disciplinari eventualmente previste dai contratti collettivi di settore. Oltre alla retribuzione, non sarà più versata al lavoratore senza green pass qualsiasi altra componente della retribuzione, anche di natura previdenziale, avente carattere fisso e continuativo, accessorio o indennitario, previsto per la giornata di lavoro non prestata. I giorni di assenza ingiustificata non concorrono alla maturazione delle ferie e comportano la perdita della relativa anzianità di servizio.

In aziende con meno di 15 dipendenti, dopo il quinto giorno di assenza ingiustificata, il datore di lavoro può sospendere il lavoratore per la durata corrispondente a quella del contratto di lavoro stipulato per la sostituzione, comunque per un periodo non superiore a dieci giorni, rinnovabili per una sola volta.


Funzione pubblica
Pa, sul ritorno in ufficio le Faq del ministero

Nella Pubblica amministrazione il debutto del Green Pass obbligatorio coincide con il rientro generalizzato dei lavoratori in ufficio chiudendo la lunga fase dello Smart Working emergenziale.Nelle scorse ore tutte le principali amministrazioni hanno diffuso circolari in cui dettagliano il sistema dei controlli, spesso con una preferenza iniziale per le verifiche a campione che in base al Dpcm con le Linee guida dovranno riguardare almeno il 20% dei dipendenti presenti in servizio.Sul punto, il dipartimento della Funzione pubblica ha messo online una serie di Faq, che saranno soggette ad aggiornamenti continui sulla base delle molte questioni organizzative destinate ad emergere. Dal ministero della Pa è stato poi reso disponibile un helpdesk di LineaAmica, un indirizzo mail dedicato e un numero verde a cui le amministrazioni potranno chiedere informazioni.

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