Rapporti di lavoro

Decontribuzione e tagli Irpef: in busta fino a 409 euro in più

di Enzo De Fusco e Giorgio Pogliotti

Per l’effetto congiunto dello sconto contributivo dello 0,8% e della revisione degli scaglioni di reddito e delle detrazioni, ai lavoratori con retribuzioni più basse - tra 17mila euro e 38mila euro annui - scatta un incremento netto dello stipendio fino a 409 euro l’anno. Sulle retribuzioni superiori a 38mila e fino a 50mila euro, per le quali interviene la sola rimodulazione delle aliquote Irpef, lo stipendio netto aumenterà fino a 944 euro l’anno (si veda Il Sole 24 Ore di domenica 5 dicembre 2021).

All’indomani dell’annuncio dello sciopero generale da parte di Cgil e Uil contro la legge di bilancio, inizia a prendere forma l’intervento del Governo in tema di riduzione del cuneo fiscale che prevede azioni specifiche a partire dal 2022 in relazione alle diverse classi di stipendio dei lavoratori. È ancora un cantiere aperto, i tecnici del Governo stanno cercando di limare alcune distorsioni del nuovo sistema delle detrazioni di imposta, ragion per cui l’emendamento del Governo atteso per ieri in commissione Bilancio al Senato, è slittato. Ad ogni modo già è possibile tracciare simulazioni e individuare una direzione di marcia dell’intervento sul cuneo fiscale che si muove verso due direzioni, la prima fiscale e la seconda contributiva.

Un primo intervento riguarda proprio la revisione degli scaglioni di reddito, delle relative aliquote di imposta e delle detrazioni di imposta. Le modifiche sono state pensate soprattutto per il ceto medio ma alla fine, chi più e chi meno, tutti i lavoratori ne trarranno un vantaggio. Un secondo intervento previsto dal Governo riguarda un’ulteriore riduzione del cuneo attraverso uno sconto contributivo dello 0,8% solo per la quota a carico dei lavoratori che varrà però solo per il 2022.

Secondo quanto anticipato dal Governo, questa riduzione riguarderà le fasce di reddito annuo comprese tra 15mila euro e 35mila euro (che corrispondono, rispettivamente, a una retribuzione annua lorda tra 17.250 euro e 38mila euro). In altri termini la generalità dei lavoratori che oggi paga un contributo del 9,19%, nel 2022 pagherà un contributo dell’8,39%.

Va ricordato, che il contributo a carico dei lavoratori costituisce per gli stessi anche un onere deducibile dal reddito imponibile ai fini Irpef consentendo quindi di pagare meno Irpef. Pertanto, diminuendo la trattenuta del contributo previdenziale nei riguardi del lavoratore ne consegue che si realizza un fisiologico aumento del reddito imponibile su cui pagare l’Irpef.

Nelle simulazioni allegate sono state individuate le retribuzioni annue lorde tra 17.250 euro e 38mila euro che corrispondono alle fasce di reddito individuate dal Governo per l’applicazione dello sconto contributivo (fasce da 15mila euro a 35mila euro l’anno). Il vantaggio più elevato si tocca per gli stipendi prossimi a 17.250 euro (ossia, 1.326 euro lordi al mese per 13 mensilità) il cui beneficio complessivo annuo è pari a 409 euro, di questi 318 euro a seguito del regime fiscale più favorevole e 90 euro derivante dallo sconto contributivo dello 0,8% (22%). Si tratta di un vantaggio netto e non lordo. Via via che cresce il reddito aumenta lo sconto contributivo e diminuisce il vantaggio fiscale: per i redditi di 25mila euro il vantaggio netto di 263,74 euro per il 50% è generato dallo sconto contributivo. A 31mila euro di reddito annui, il vantaggio di 133,74 euro è integralmente attribuibile allo sconto contributivo.

Sul vantaggio complessivo che otterrà il lavoratore nelle rispettive fasce di reddito, in media lo sconto contributivo incide per il 60%. Dalle simulazioni emerge come le ulteriori risorse finanziarie messe a disposizione dal Governo, dopo le sollecitazioni dei sindacati, pari a circa 1,5 miliardi incidono maggiormente per quelle fasce di reddito meno toccate dall’intervento sulle aliquote Irpef, come in un meccanismo di vasi comunicanti. Come già detto i tecnici del Governo sono ancora al lavoro per correggere alcune parti della manovra evitando così incongruenze come quelle che vedono un piccolo aumento del prelievo Irpef (anziché una riduzione) per le retribuzioni annue vicine a 31mila euro.

Sopra i 38mila euro di retribuzioni (corrispondenti a circa 35mila euro di reddito), non dovrebbe più agire lo sconto contributivo pari allo 0,8% per la quota a carico dei lavoratori ma incide in modo più significativo la revisione degli scaglioni di reddito e delle detrazioni di imposta. Come anticipato su Il Sole 24 Ore di domenica 5 dicembre i lavoratori con redditi vicini a 40mila euro otterranno il massimo vantaggio netto di circa 944 euro l’anno. A conti fatti si tratta di un vantaggio netto che è corrispondente a una mezza mensilità del lavoratore. Tra i 40mila e i 47mila euro di reddito annuo il vantaggio netto medio rimane stabilmente sopra gli 800 euro l’anno.

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