Rapporti di lavoro

Ape sociale, quota 102 e opzione donna anticipano l’addio al lavoro

di Matteo Prioschi

La legge di Bilancio proroga, nel 2022, due forme di pensionamento anticipato e uno scivolo previdenziale. Per quest’ultimo, cioè l’Ape sociale, vengono modificati alcuni requisiti di accesso in senso favorevole ai lavoratori. Opzione donna è riproposta con caratteristiche uguali a quelle del 2021. Quota 102 riproduce quota 100, ma innalza il requisito anagrafico minimo, portato da 62 a 64 anni.

L’Ape sociale è una forma di accompagnamento alla pensione di vecchiaia (o ad altra pensione se maturata prima) che possono utilizzare alcune categorie di persone a partire dai 63 anni di età e con un minimo di anni di contributi diversificato. Prevede l’erogazione, in dodici mensilità annue, di un assegno pari alla pensione maturata al momento della domanda di Ape, ma comunque non superiore a 1.500 euro lordi. Le novità di quest’anno riguardano due delle quattro maxi-categorie di potenziali fruitori:
O i disoccupati, con almeno 30 anni di contributi, possono accedere all’Ape non appena conclusa la fruizione dell’indennità di disoccupazione, mentre fino all’anno scorso dovevano trascorrere ulteriori tre mesi;
O sono aumentate, da 15 a 23, le categorie di mansioni ritenute gravose e che, se svolte per almeno sei degli ultimi sette anni o per almeno sette degli ultimi dieci e, a fronte di almeno 36 anni di contributi, consentono di presentare domanda di Ape sociale. Agli operai edili e ai ceramisti bastano 32 anni di contributi.

Invariate le regole per le altre due categorie, cioè chi ha una invalidità almeno del 74% e chi si prende cura di un familiare con handicap grave. In entrambi i casi servono almeno 30 anni di contributi.

Alle lavoratrici di tutte le categorie è riconosciuto un sconto di un anno sui contributi per ogni figlio, fino a un massimo di due.

Quota 102 sostituisce quota 100, a cui comunque può ancora accedere quest’anno chi ha maturato i requisiti entro l’anno scorso. Quota 102 richiede almeno 64 anni di età e 38 anni di contributi, di cui 35 di contribuzione effettiva. Di conseguenza vi possono accedere i nati entro il 1958 e chi ha annualità versate in più gestioni Inps, per raggiungere il requisito contributivo, le può sommare utilizzando lo strumento del cumulo che non comporta oneri o penalizzazioni, mentre se i contributi sono stati versati anche presso le Casse di previdenza dei professionisti, occorre utilizzare la ricongiunzione, che comporta un costo. Tra la maturazione del diritto e l’accesso a pensione devono trascorrere 3 mesi per i lavoratori del settore privato, per quelli del pubblico 6 mesi.

Sarà possibile accedere a quota 102 anche oltre il 2022, purché si maturino i requisiti quest’anno. Lavorare magari un anno in più consente di incrementare il montante contributivo e avere una quota di pensione calcolata con il metodo contributivo più alta.

Via libera all’accesso al pensionamento con “opzione donna” per le lavoratrici che, nel 2021, hanno raggiunto almeno i 35 anni di contributi e i 58 anni di età (dipendenti) o i 59 anni (autonome). La legge di Bilancio ha spostato di un anno (dal 2020 al 2021), il termine entro cui maturare i requisiti.

Questa forma di pensionamento è soggetta all’applicazione delle finestre mobili, per cui tra la maturazione del diritto e l’accesso alla pensione passano 12 mesi se si tratta di lavoratrici dipendenti e 18 mesi per le autonome. Va ricordato, inoltre, che l’importo dell’assegno viene calcolato interamente con il metodo contributivo, invece che con quello misto a cui avrebbero diritto le interessate, avendo versato contributi prima del 1996, e ciò comporta una riduzione dell’ammontare.

Sia per quota 102 che per opzione donna, i lavoratori del settore scolastico e Afam (alta formazione artistica e musicale) devono presentare domanda entro il 28 febbraio per accedere alla pensione all’inizio del prossimo anno scolastico.

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