Rapporti di lavoro

«Con il nostro welfare lotta alla disparità per giovani e donne»

di Federica Micardi

Il mondo delle professioni ordinistiche, seppur rappresentato da attività molto diverse, condivide una strategia di fondo coordinata dall’associazione che le rappresenta, l’Adepp.

Quale lettura dà il presidente Adepp, Alberto Oliveti, ai dati emersi da questa indagine sui redditi nel primo anno di pandemia?

Il calo dei redditi ha riguardato soprattutto gli avvocati e le professioni tecniche legate all’edilizia, che con il Covid ha subito una battuta d’arresto. Senza sorpresa, i redditi sono un po’ aumentati per tutte le professioni che hanno dovuto fronteggiare direttamente la crisi pandemica, come medici e infermieri, e per chi è stato in prima linea per assistere le imprese in difficoltà e per aiutare i cittadini ad accedere agli aiuti economici.

Avete già dei segnali sull’andamento dei redditi nel 2021?

Ci si attende una ripresa dei valori anche delle professioni tecniche, legata alla ripresa dell’edilizia per effetto dei diversi bonus riconosciuti per le ristrutturazioni. È atteso anche un aumento per gli psicologi, che già nel secondo semestre del 2020 hanno dato segnali di ripresa, confermati anche dai dati sugli acconti per il 2021 che sono stati versati alla Cassa. Del resto il Covid ha portato a una grande richiesta di sostegno psicologico.

Giovani e donne, categorie fragili nelle professioni, hanno pagato di più gli effetti della crisi?

Come dimostrato in questi anni, il welfare delle Casse cambia in base all’evolversi delle istanze dei propri iscritti, con un’attenzione sempre maggiore ai giovani e alle donne. Il lavoro fatto sembra aver prodotto dei benefici, tanto che già nel 2020 si è evidenziato un trend positivo nei redditi sia dei giovani sia delle donne. Tra l’altro nell’universo Adepp sta crescendo il tasso di femminilizzazione, passato dal 30% del 2007 al 41% del 2020. A ciò va aggiunto che il 51% dei nuovi iscritti del 2020 erano donne.

Gli aiuti messi in campo dal Governo (reddito di ultima istanza e anno bianco contributivo) sono stati utili per come sono stati congegnati?

Intanto è stato giusto prevederli, perché come professionisti abbiamo rischiato di esserne esclusi. Dopodiché è evidente che i requisiti, definiti nell’urgenza, non sempre hanno permesso di intercettare le necessità. Ad esempio, concedere l’esonero contributivo solo a fronte del calo di un terzo di fatturato calcolato su un intero anno, ha fatto sì che professionisti che hanno molto sofferto per alcuni mesi, siano rimasti fuori. Oppure il reddito di ultima istanza ha “tagliato fuori” tutti coloro che avevano anche un lavoro dipendente di poche ore a settimana e che probabilmente erano più bisognosi di altri.

Dai vostri dati risulta che la libera professione sta perdendo appeal?

Nel 2020 le Casse hanno registrato un aumento dei neo-iscritti (+0,5%). È vero però che ci sono delle dinamiche che mettono a dura prova singole professioni; tra gli avvocati, per esempio, da un lato ci sono i bandi del Pnrr che attirano i professionisti ma dall’altro c'è un tema di autonomia della prestazione che porta a considerare incompatibile la libera professione con il lavoro dipendente; tra i medici (ndr Oliveti è anche presidente dell'Enpam, la Cassa di medici e odontoiatri) c'è una problematica legata ai medici di famiglia, che seppur convenzionati sono pur sempre dei liberi professionisti: nel loro caso è lo Stato a presentare la professione come se fosse di serie B, prevedendo poche borse di studio e di importo dimezzato rispetto a quelle, già basse, previste per i medici che frequentano un corso di specializzazione.

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