Rapporti di lavoro

Con la laurea più lavoro e stipendi migliori

Per informatica, ingegneria industriale, medicina ed economia occupazione superiore al 90% a 5 anni dalla fine degli studi. Superati i livelli pre-crisi: è considerato efficace per il 66,2% dei laureati di primo livello e per il 69,5% di quelli di secondo

di Eugenio Bruno

La prima scelta che i diplomati 2022 dovranno compiere, una volta terminata la maturità, è se proseguire gli studi o fermarsi. Con tutto ciò che comporta in termine di carriere e stipendi. Nonostante tutte le indagini nazionali e internazionali ricordino i vantaggi della laurea rispetto al diploma - come il tasso di occupazione calcolato dall’Istat nella fascia d’età 20-64 anni che è del 79,2% tra i laureati e del 65,2% per i diplomati - meno del 40% dei nostri 19enni si iscrive all’università. Eppure l’ultimo Rapporto AlmaLaurea 2022 non lascerebbe spazio ai dubbi. Dopo il calo del 2020, dovuto alla pandemia, il lavoro e le retribuzioni dei giovani in possesso di un titolo terziario sono tornati al pre-crisi. Con alcuni ambiti (ingegneria industriale o medicina) che stanno meglio di altri, ma tutti accomunati da una percezione di «maggiore efficacia» sul mercato del lavoro.

Come abbiamo raccontato sul Sole 24Ore di venerdì 17 giugno l’annus horribilis 2020 sembra ormai alle spalle anche per i laureati. A un anno dal titolo siamo al 74,5% per le triennali e al 74,6% per le magistrali (e cioè + 2,9% e +0,4% rispetto al 2019); a cinque anni dalla laurea saliamo invece all’ 89,6% per i laureati di primo livello e all’88,5% per quelli di secondo livello, contro l’88,7% e l’86,8% registrati due anni fa. Stesso discorso per le paghe. A un anno dal titolo un laureato triennale porta a casa 1.340 euro mentre uno con la magistrale ne guadagna 1.407, con un aumento del 9,1% nel primo caso e del 7,7% nel secondo. Allo stesso modo, a 5 anni dalla discussione della tesi, i laureati di primo livello percepiscono 1.554 euro e quelli di secondo livello 1.635 (con una crescita, rispettivamente, di +8,3% e +7,3% sul pre-pandemia).

A migliorare è anche il sentiment generale sulla spendibilità del “pezzo di carta” in loro possesso. Nel 2021, a un anno dal titolo, la laurea risulta «molto efficace o efficace» per il 60,6% degli studenti in uscita da una triennale e per il 66,3% di chi ha finito la magistrale, in aumento del 2,3 e del 4,9% rispetto al 2019. A cinque anni lo è ancora di più, visto che diventa «molto efficace o efficace» per il 66,2% degli occupati di primo livello e per il 69,5% di quelli di secondo livello (in pratica, il 6% e il 4,4% in più di due anni prima).

Se dal confronto anno su anno passiamo a quello per area disciplinare arrivano ulteriori informazioni “sensibili” per le future matricole. Ad esempio che le maggiori prospettive occupazionali, a 5 anni dal titolo, sembrano riguardare i laureati in informatica e tecnologie Ict, ingegneria industriale e dell’informazione, architettura e ingegneria civile e quelli del gruppo economico, tutti al di sopra del 90% di occupabilità, laddove i laureati dei gruppi educazione e formazione, arte e design e letterario-umanistico si piazzano sotto l’83 per cento. E, spostandosi sui corsi a ciclo unico, in salute risulta anche l’ambito medico-farmaceutico (92,9% di occupazione); un po’ meno invece quello giuridico (81,2%). Una fotografia quasi sovrapponibile, come dimostra il grafico accanto, a quella degli stipendi. Tra le magistrali, troviamo in testa gli ingegneri industriali e dell’informazione (1.893 euro netti mensili) e in coda gli insegnanti (1.306 euro); tra le lauree a ciclo unico, invece, in cima c’è medicina (1.898 euro) e al lato opposto di nuovo educazione e formazione (1.404 euro).

Numeri da tenere a mente per compiere una scelta orientata se si vuole evitare di ingrossare le file dei disoccupati o, peggio ancora, degli abbandoni dopo il primo anno di studi, che erano e restano a due cifre.

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