Rapporti di lavoro

Auto, la frenata delle vendite non ha colpito l’occupazione

di Maurizio Caprino

Sorpresa: il rallentamento delle vendite di auto iniziato dalla crisi mondiale del 2008 e in atto ancora oggi ha sì falcidiato il numero dei concessionari, ma non ha colpito in modo altrettanto duro l’occupazione. Anzi, dal 2015 il numero di addetti delle aziende che fanno parte della rete commerciale ha ripreso a salire, almeno fino all’inizio della pandemia. Merito soprattutto di una nuova funzione aziendale, che ha aperto la strada al più importante tra i nuovi mestieri del settore: il Crm (Customer relationship management, si veda la pagina seguente).

In sostanza, nella seconda metà dello scorso decennio si sono incrociati due fenomeni di segno opposto. Da un lato, si addensavano le nubi del dieselgate, aggravando una mancanza ormai cronica di clienti (in rapporto ai fasti del 2007, quando si registrò il record assoluto di immatricolazioni: 2,5 milioni) e le case automobilistiche riuscivano a reagire solo facendo arrivare le vendite di auto a km zero (sottocosto) a livelli mai visti (in certi mesi del 2017, anche più del 15% del mercato), spingendo il canale dei noleggi da dove poi molte vetture venivano riversate in quello dei privati (e qualcuna mostrava tutto il suo fastidio a chi ne riferiva pubblicamente). Dall’altro lato, i concessionari venivano spinti dalle stesse case a creare un proprio servizio di relazioni con la clientela, per monitorarne la soddisfazione e cercare di alimentare le vendite, anche di servizi aggiuntivi.

Questa realtà è stata resa in cifre per Il Sole 24 Ore da un’elaborazione di Italia Bilanci, società specializzata nell’analisi economico-finanziaria nel settore (si veda il grafico sopra). I dati sono tratti dal bilanci annuali depositati dalle concessionarie vendono veicoli (compresi mezzi pesanti e moto), tra le quali le più numerose sono quelle di auto. Si tratta di stime, perché non sempre il numero di addetti viene dichiarato nel bilancio o corrisponde a quello effettivo. Il periodo esaminato va dal 2007 dei record al 2020, il primo funestato dalla pandemia, che ha fatto precipitare le vendite di auto sotto la soglia di 1,4 milioni, toccando un livello analogo a quello del 1970.

Il costo medio annuale di ciascun lavoratore è variato relativamente poco (anche perché dipende in buona parte dai contratti già in essere), mantenendosi a cavallo dei 40mila euro. Ma ha subìto un sensibile calo proprio nel 2020, per i sostegni erogati dallo Stato contro gli effetti della pandemia (soprattutto la Cassa integrazione).

Il numero di addetti, invece, ha dapprima seguito il calo del numero di concessionarie, dovuto a una selezione naturale iniziata una ventina d’anni fa e accentuata dopo la crisi del 2008. Ma dal 2015 la maggior diffusione del Crm ha fatto invertire la tendenza. Dimostrando che i concessionari sopravvissuti hanno dovuto investire non solo per i sempre più stringenti requisiti loro imposti dalle case su locali, attrezzature e aggiornamenti tecnici, ma anche per il Crm, che almeno formalmente non fa parte di tali requisiti.

A livello territoriale, i costi confermano la classifica tradizionale: più alti al Nord (dove nel 2020 hanno raggiunto un livello pari al 4,6% del fatturato), scendono al Centro (4,1%) e soprattutto al Sud (3,6%). Qualche osservatore ipotizza che qui si possa vedere una maggior tendenza a utilizzare lavoro nero, ma mancano riscontri puntuali. E Se così fosse, va rilevato che al Sud il “nero” sul lavoro sarebbe proporzionalmente superiore a quello sul fatturato dichiarato.

In tutte e tre le aree, l’andamento anno per anno del costo del personale in relazione al fatturato nel tempo è allineato alla media nazionale.

Ma ora l’attenzione è tutta sul futuro, denso di incertezze tra guerra, pandemia, elettrificazione, guida autonoma, limiti alla mobilità e chissà cos’altro. C’è preoccupazione, ma non ci sono previsioni precise su quanto il numero di addetti potrebbe calare (si veda l’articolo sotto). E nei toni prevale la pridenza. L’unico che si sbilancia, in senso pessimistico, è il presidente dell’associazione di categoria (si veda l’intervista a destra).

Sotto la lente

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