Rapporti di lavoro

Buoni pasto, un’ipotesi di tetto massimo del 5% per le commissioni

di Enrico Netti

Verso un nuovo modello di gestione dei buoni pasto con la fissazione di un tetto massimo delle commissioni a carico dei pubblici esercizi e dei supermercati che accettano i ticket.

L’apertura arriva da Laura Castelli, vice ministro dell’Economia e delle Finanze, dopo l’incontro di ieri mattina con i rappresentanti di Fipe - Confcommercio, Fida, Fiepet - Confesercenti, Federdistribuzione, Ancc-Coop e Ancd-Conad. Queste organizzazioni di categoria riuniscono la maggior parte di bar, ristoranti, alimentari, supermercati e ipermercati che accettano i buoni pasto e lo scorso 15 giugno avevano indetto la prima giornata di stop all’accettazione dei buoni. Laura Castelli ora apre a un «provvedimento ponte perché gli incontri di queste due settimane con le organizzazioni di categoria, e le riflessioni fatte con il Gabinetto e gli uffici del Ministero, mi hanno, anzi ci hanno convinto, dell’esigenza di arrivare, entro fine anno, ad una riforma complessiva del settore dei servizi sostitutivi di mensa. Anche per questo - prosegue la vice ministro - il tavolo tecnico continuerà a riunirsi e probabilmente verrà allargato anche ad altri attori».

Fino alla fine dell’anno verranno applicate commissioni fino al 5% poi si lavorerà alla riforma del settore. La vice ministra punta ad inserire questi elementi nella prima norma utile che, secondo i suoi calcoli, dovrebbero portare a un risparmio di 150 milioni l’anno. «La disciplina transitoria - spiega Laura Castelli - resterà in vigore fino a fine anno e permetterà alle centrali di committenza, e più in generale a tutte le stazioni appaltanti, di bandire procedure di gara per l’acquisizione di questi servizi con modalità che consentono di ridurre la misura della commissione applicata agli esercenti, in particolare svincolando l’entità della commissione dallo sconto praticato alla pubblica amministrazione. È una misura che fissa anche un tetto massimo alla commissione, riportandolo ai valori precedenti che, peraltro, sono in linea con quello di molti Paesi europei».

In una nota le associazioni della ristorazione e del retail che incassano i buoni esprimono un giudizio positivo. «Il passo in avanti che registriamo oggi (ieri per chi legge ndr) sulla questione dei buoni pasto è estremamente positivo e apre la strada a una soluzione che auspichiamo, una volta approvata, ponga fine al più presto ad una situazione ormai insostenibile per le nostre aziende, che pagano commissioni eccessive a fronte di un prezioso servizio erogato ogni giorno a milioni di lavoratori - si legge nella nota congiunta -. L’auspicio è che la soluzione individuata, che andrà adesso all’esame delle aule parlamentari, sia il primo tassello di un percorso che porti alla necessaria riforma strutturale del sistema dei buoni pasto, ormai non più procrastinabile». Chi incassa i ticket non solo spera in commissioni più leggere ma anche in tempi rapidi d’incasso. «La necessità della riforma è un punto fermo e non più rinviabile. La decisione di oggi è un primo passo molto importante che va verso la direzione giusta», rimarca Alberto Frausin, presidente di Federdistribuzione.

Da non dimenticare che le alte commissioni sono una diretta conseguenza delle gare al massimo ribasso della pubblica amministrazione bandite da Consip. Il modello più convincente nella gestione dei buoni pasti è quello francese, in cui i ticket vengono acquistati dalle aziende al loro valore nominale mentre viene messo in gara il servizio. Vince chi fa pagare le commissioni di gestione più basse.

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