Rapporti di lavoro

Professionisti di crisi d’impresa sparpagliati tra albo ed elenchi

Nelle norme per curatori, liquidatori e commissari (arrivate in ritardo e non coordinate con l’addio all’allerta) requisiti e formazione diversi da quelli per gli esperti in composizione negoziata

di Valentina Maglione , Bianca Lucia Mazzei , Valeria Uva

Ancora un nuovo albo per gli esperti della crisi di impresa: entra formalmente in vigore mercoledì 6 luglio il decreto del ministero della Giustizia 75/2022, che dà attuazione (con due anni di ritardo, dato che era atteso entro la primavera 2020) al Codice della crisi contenuto nel decreto legislativo 14 del 2019 e disciplina «l’albo dei soggetti incaricati dall’autorità giudiziaria delle funzioni di gestione e di controllo nelle procedure di cui al Codice della crisi».

Un albo unico nazionale destinato a prendere il posto degli elenchi dei curatori fallimentari, commissari e liquidatori giudiziali presenti in ogni tribunale, a favorire la rotazione degli incarichi e ad ampliare la platea dei professionisti esperti in liquidazione delle aziende insolventi. Infatti, oltre a commercialisti e avvocati, tradizionalmente attivi in questo ambito, il nuovo albo accoglierà anche i consulenti del lavoro e chi ha svolto funzioni apicali nelle imprese.

La composizione negoziata

Gli stessi soggetti, di fatto, che oggi possono già iscriversi all’altra “lista” dei professionisti della crisi: gli elenchi per gli esperti chiamati ad aiutare le imprese in difficoltà a risanarsi con la procedura di composizione negoziata, già formati presso le Camere di commercio. La procedura è operativa dal 15 novembre 2021. Il numero degli esperti, dopo un primo periodo di impasse dovuta alla necessità di acquisire la formazione obbligatoria di 55 ore, è cresciuto rapidamente: al 1° luglio, secondo Unioncamere, erano 3.493, perlopiù commercialisti (oltre l’80% del totale), seguiti dagli avvocati (il 17%) e per circa la metà al Nord. Sono state invece 291 le istanze di composizione negoziata presentate dalle imprese, sicché solo 185 esperti hanno ricevuto un incarico, mentre 5 esperti ne hanno avuti due. Sono 40 invece le istanze già chiuse, 31 delle quali archiviate, molte per mancanza di prospettive di risanamento.

Attenzione però: per accedere all’albo dei gestori della crisi o agli elenchi degli esperti nella composizione negoziata, professionisti e manager devono avere requisiti e seguire corsi di formazione diversi (riassunti nella scheda a fianco). E per l’iscrizione all’albo dei gestori della crisi è richiesto un contributo di 150 euro, che scendono a 50 per la quota annuale.

«Questo nuovo albo – attacca Emmanuele Virgintino, consigliere Cnf e coordinatore della commissione sulla crisi d’impresa – non fa che moltiplicare la fatica e le spese dei professionisti del settore. Non si capisce perché la formazione debba essere diversa: le 55 ore dell’esperto in composizione negoziata sono distinte dalle 40 ore richieste ora ai gestori della crisi e dalle altre sul sovraindebitamento ma molte di queste ore sarebbero in realtà sovrapponibili, perché il minimo comune denominatore è sempre la crisi dell’impresa».

Vanno nella direzione di un vero albo unico, diviso tra le procedure di liquidazione e quelle di conservazione, gli emendamenti al Codice della crisi che il Consiglio nazionale forense ha consegnato la scorsa settimana alla ministra della Giustizia, Marta Cartabia.

Per Elbano de Nuccio, presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, «la formazione deve puntare più su competenze aziendalistiche che giuridiche. Il Codice, recependo la direttiva Insolvency e puntando sulla continuità aziendale e sul risanamento, richiede soprattutto competenze aziendalistiche, capacità di lettura dei bilanci e degli indici aziendali. Il modello è quello dell’esperto in crisi d’impresa».

Nuovo albo al ralenti

Anche se il decreto sul funzionamento dell’albo dei gestori della crisi entrerà in vigore il 6 luglio, sarà difficile che per quella data si assista a una vera partenza: sono ancora diversi, infatti, i tasselli mancanti che, salvo sorprese dell’ultim’ora, rendono di fatto impossibile inoltrare la domanda di iscrizione. All’appello manca infatti un decreto dirigenziale della Giustizia con le specifiche tecniche per inserire i dati degli iscritti e presentare le domande di iscrizione (per emanarlo è indicato un termine di sei mesi, con anche un passaggio dal Garante privacy). E a oggi non è stato approvato il modulo per la domanda di iscrizione da inviare in via telematica. Senza contare che per il primo popolamento, riservato ad avvocati e commercialisti con esperienza pregressa, lo stesso dicastero avrà 90 giorni di tempo per l’esame delle istanze (a regime saranno 30).

Un’altra “anomalia” del decreto 75, che il ministero dovrà correggere, è che cita ancora gli Ocri, organismi di composizione della crisi d’impresa, incaricati, nell’impianto originario del Codice della crisi, di gestire la procedura di allerta, poi cancellata, insieme agli Ocri, dal decreto Insolvency.

Insomma, l’effettiva partenza del nuovo albo di curatori e liquidatori potrebbe slittare in avanti, forse anche oltre la data del 15 luglio, a oggi fissata per l’entrata in vigore del Codice della crisi (salvo proroghe ulteriori). Ma la tenuta del sistema non dovrebbe essere a rischio: «Di fatto i giudici continueranno a selezionare dai vecchi elenchi di zona», prevede Virgintino.

Dal primo popolamento sono invece esclusi i consulenti del lavoro e i manager, perché oggi non svolgono questo tipo di attività. «Giusto prevedere la necessità di una esperienza pregressa – commenta il vicepresidente del Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro, Francesco Duraccio – ma l’esigenza nasceva da una partenza immediata che poi non c’è stata». Di fatto i consulenti del lavoro hanno approfittato dei continui rinvii del Codice per formarsi: «Abbiamo circa mille consulenti pronti, con la formazione già svolta», conclude.

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