Rapporti di lavoro

Prof neoassunti: solo uno su due da concorsi e graduatorie

Dei 50mila incarichi assegnati 9mila sono in realtà un trascinamento del 2021. Al Centro-Nord coperto il 40% dei posti, al Sud il 70

di Eugenio Bruno e Claudio Tucci

L’entusiasmo del primo anno scolastico post-Covid, almeno quanto a regole di sicurezza, ha fatto passare un po’ sotto silenzio un dato che rischia di pesare come un macigno sulla riforma del reclutamento dei docenti prevista dal Pnrr. Se è noto che su 94mila posti liberi ne sono stati riempiti poco più di 50mila, lo è un po’ di meno il fatto che là dentro sono inclusi anche 14mila e passa insegnanti con un contratto annuale, che diventeranno di ruolo solo nel 2023/24, così come la circostanza che il computo include anche 9mila ex contrattisti annuali del 2021/22 che - dopo aver svolto il colloquio finale - conquistano ora il tempo indeterminato. Così facendo gli immessi in ruolo veri e propri provenienti da concorsi e graduatorie scendono a 26mila. Poco più di uno su due rispetto alle assunzioni totali diffuse da viale Trastevere, che diventano meno di uno su tre (il 28,3%) se confrontati alle cattedre inizialmente vacanti.

La mappa delle scoperture

I numeri pubblicati qui accanto, estratti da un’elaborazione della Cisl Scuola, ci aiutano a delineare meglio i termini della vicenda. A cominciare dagli squilibri territoriali che proseguono di anno in anno, nonostante decine di migliaia di assunzioni ogni estate. Prendiamo ad esempio tre regioni benchmark del settentrione: la Lombardia, il Veneto, il Piemonte. Nella prima, su oltre 22mila posti autorizzati dall’Economia da coprire a tempo indeterminato, gli inserimenti dai canali previsti attualmente dalla legge (in teoria 50% da concorsi e 50% da scorrimento graduatorie a esaurimento) si sono fermati a 8.265, appena il 37,2 per cento. È andata più o meno allo stesso modo in Veneto. Qui su 9.920 cattedre disponibili ne sono state coperte stabilmente da concorsi e graduatorie meno di 4mila, il 39,9 per cento. Stessi numeri in Piemonte: su 9.300 posti da coprire, gli ingressi si sono fermati a 3.695, pari al 39,7%.

In pratica è andata peggio dell’anno scorso. A settembre del 2021, al termine del primo giro di immissioni in ruolo la Lombardia aveva occupato 12.136 caselle su 25.818 (il 47%), il Veneto 5.134 su 11.912 (il 43,1%) e il Piemonte 4.651 su 10.985 (il 42,3%). Stavolta invece in tutto il Centro-Nord la percentuale di copertura delle cattedre dai canali “ordinari” ha superato di poco il 40 per cento. Continua a fare storia a sé il Sud dove si è riusciti comunque ad assegnare il 70% e passa di incarichi, che scendono però al 60 se si escludono dal computo le “conferme” dei contrattisti annuali del 2021/22 citati prima.

Eppure nel frattempo le possibili procedure da utilizzare per le assunzioni sono salite a sette. Ma vuoi l’elevato tasso di bocciatura nelle prove, vuoi la mancanza di candidati nelle graduatorie ormai estesa anche alle discipline storico-letterarie, e non solo tecnico-scientifiche, vuoi una certa ritrosia dei docenti meridionali a spostarsi al Nord dove le cattedre scoperte sono in numero maggiore, i risultati sono stati quelli appena descritti. Con l’aggravante di aver consentito una mobilità anche ai neo assunti, e ciò ha fatto spostare di cattedra circa 50mila docenti, rimescolando così le disponibilità per gli ingressi in ruolo.

Le prospettive per il futuro

Il risultato finale non si discosta molto da quello degli anni precedenti. Con il Tesoro che, ad agosto, ha autorizzato decine di migliaia di assunzioni a tempo indeterminato, e la scoperta, all’avvio delle lezioni, che viale Trastevere è riuscito a coprire tra il 40 e il 50% dei posti. Risultato: tutti quelli scoperti sono stati occupati (o lo saranno nei prossimi giorni) con un contratto a termine. E, infatti, anche quest’anno i supplenti supereranno le 150mila unità (la maggior parte dei quali sul sostegno), 200mila secondo i sindacati.

In questo contesto va calato il nuovo sistema di reclutamento – concorsi annuali, da bandire solo sui posti liberi e disponibili, programmazione triennale del fabbisogno di insegnanti da parte dell’Istruzione e prove d’esame light – disegnato dal Governo Draghi per attuare la riforma prevista nel Piano di ripresa e resilienza. A queste condizioni è difficile però che sia sufficiente a metterci una pezza, anche perché nelle graduatorie per le supplenze ci sono oltre 600mila aspiranti docenti, e tutti i vari tentativi (e annunci) di svuotarle sono sempre rimasti lettera morta. Un problema in più che l’esecutivo entrante si troverà sul tavolo già all’atto del suo insediamento.

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