L'esperto rispondeRapporti di lavoro

CIG e residenza estera del lavoratore

di Antonio Carlo Scacco

La domanda

Un lavoratore di azienda italiana trasferisce la propria residenza in un altro paese della UE ma continua a lavorare per la stessa azienda in modalità Smart Working. L'azienda nel frattempo ha la necessità di utilizzare, per un breve periodo, la CIG (in deroga) per tutti i lavoratori in forza compreso il lavoratore residente all'estero. Per quest'ultimo l'Inps mi rifiuta il pagamento dell'integrazione salariale. E' corretta l'interpretazione dell'INPS?

La interpretazione dell'INPS sembra voler fare riferimento ad una circolare del Ministero del Lavoro (8/2020), interpretata nel senso che le Regioni possano concedere la CIG in deroga solo ad Unità Produttive (e lavoratori) site nella Regione (articolo 22 del decreto legge 18/2020). Ad esempio nelle FAQ pubblicate dalla Regione Toscana (aggiornate ad ottobre 2020) si afferma che, con riferimento a lavoratori assunti in Italia e successivamente distaccati all'estero, “Per ottenere la prestazione le aziende devono quindi far rientrare il personale in Italia ed associarlo alla matricola principale, individuando l'unità produttiva dislocata sul territorio regionale”. A parere di chi scrive queste interpretazioni confliggono con i principi di coordinamento della sicurezza sociale applicabili nella Ue (883/2004/CE e succ. modd.) i quali garantiscono, tra l'altro, il mantenimento dei diritti e dei vantaggi acquisiti e la possibilità, quindi, di ottenere il pagamento delle prestazioni nel Paese di residenza anche se a carico di un altro Stato (esportabilità delle prestazioni). Per una risposta più puntuale, tuttavia, sarebbe necessario conoscere le motivazioni alla base del diniego dell'INPS.

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