Agevolazioni

«Reddito di emergenza con requisiti ad hoc»

di Valentina Melis

«Ci sono 900mila persone che oggi lavorano in nero nelle filiere essenziali, come l’agricoltura, ai quali chiediamo di continuare a lavorare per consentirci di andare avanti. Quando sarà finita l’emergenza sanitaria, diremo loro che possono continuare a non avere diritti e a restare nell’irregolarità? O abbiamo adesso l’occasione di trasformare le baraccopoli dove vivono in villaggi gestiti?»

È la domanda dell’economista Enrico Giovannini, ex ministro del Lavoro e portavoce dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (Asvis), convinto che la crisi di oggi ci ponga «davanti a domande di fondo».

Professor Giovannini, quali sono le misure con le quali si può sostenere oggi chi rischia di restare senza lavoro o chi ha situazioni lavorative irregolari, magari non per scelta e può essere vittima più fragile di una crisi economica?

«Questa emergenza non deve farci tornare indietro ma farci rimbalzare in avanti. O la nostra ripresa sarà esplosiva, o se seguirà le dinamiche che si sono verificate dopo la crisi del 2008, sarà lenta, parziale e insostenibile. Noi dobbiamo pensare a un aiuto economico immediato oggi per le categorie in difficoltà, ma tenere presente che la povertà non è solo assenza di reddito. E quindi dobbiamo pensare a offrire alternative, e usare questo momento anche per ripulire il mercato dalle imprese che fanno concorenza sleale evadendo le tasse e usando lavoratori in nero. Per affrontare l’emergenza, Asvis ha proposto insieme al Forum Diseguaglianze e diversità di introdurre due misure: il Sea, sostegno all’emergenza per il lavoro autonomo, in sostituzione del bonus una tantum da 600 euro, da estendere anche agli autonomi oggi esclusi e da parametrare però sulla perdita di guadagno, e il Rem, reddito di cittadinanza per l’emergenza, da riconoscere solo ai nuovi richiedenti di Rdc, con requisiti meno stringenti e adattati, solo per questa platea, alla situazione attuale, per raggiungere la popolazione in necessità non toccata da altre prestazioni di welfare, quindi anche i lavoratori irregolari. Si tratta di misure emergenziali, che proponiamo di adottare per un periodo limitato, per completare le tutele già previste per gli altri lavoratori.

Ogni volta che si propone un allargamento delle misure assistenziali si pone sempre il problema dei fondi disponibili. Come ai affronta, secondo lei?

«Bisogna darsi delle priorità e allocare le risorse di conseguenza. Pensiamo ai 19 miliardi che lo Stato spende ogni anno per sussidi dannosi per l’ambiente, ai quali si affiancano 16 miliardi di sussidi a favore dell’ambiente. O alla possibilità di rimodulare le tax expenditures: decine di miliardi che lo Stato spende per agevolazioni fiscali che spesso sono il portato di interventi casuali o orientati solo verso determinate categorie».

L’Europa sosterrebbe l’Italia in questo percorso?

Sì, se le misure di sostegno al reddito saranno orientate verso la ripartenza delle persone, secondo il concetto della «resilienza trasformativa» elaborato dal Joint Research Center della Commissione europea».

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