Agevolazioni

Contratto di espansione senza Cig fino a 499 addetti

di Enzo De Fusco

Un contratto di espansione light per le aziende con almeno 250 dipendenti, poiché vi accedono solo per incentivare lo scivolo dei lavoratori che distano 60 mesi dalla pensione. Nel 2021, invece, le aziende con almeno 500 dipendenti possono utilizzare tutti gli strumenti del contratto di espansione. È questo il nuovo quadro normativo che sembra uscire dall’articolo 1, comma 349, della legge di Bilancio 2021 e che modifica l’articolo 41 del Dlgs 148/2015.

La relazione tecnica alla legge 178/2020 spiega che nel 2019 le aziende con almeno 500 dipendenti in Italia erano solo 917. Questo dato deve far riflettere sull’esiguità delle imprese di grandi dimensioni presenti nel nostro Paese.

Il contratto di espansione risponde a una prima esigenza dell’impresa di riqualificazione dei lavoratori. Infatti, a fronte di un accordo sindacale in cui l’azienda si impegna a presentare un progetto formativo coerente con i propri piani di sviluppo, lo Stato concede una cassa integrazione per 18 mesi con riduzione oraria non superiore al 30 per cento.

Il contratto risponde anche all’ulteriore esigenza delle imprese di contenimento degli organici con modalità non traumatiche e di ricambio generazionale: sul punto, si prevede un doppio scivolo dei lavoratori che si trovino a non più di 60 mesi dal diritto a pensione di vecchiaia o anticipata. E un obbligo di assumere nuovi lavoratori.

Il comma 5 dell’articolo 41 prevede che, ai lavoratori interessati allo scivolo, il datore di lavoro riconosca per tutto il periodo, un’indennità mensile, ove spettante comprensiva della Naspi, commisurata al trattamento pensionistico lordo maturato dal lavoratore al momento della cessazione del rapporto di lavoro. Qualora il primo diritto a pensione sia quello previsto per la pensione anticipata, il datore di lavoro versa anche i contributi previdenziali utili al conseguimento del diritto, con esclusione del periodo già coperto dalla contribuzione figurativa.

Quindi, il comma 5 che ancora dovrebbe contenere un residuo e autonomo stanziamento, prevede il prepensionamento per un periodo pari a 60 mesi più la speranza di vita.

Il comma 5 bis, introdotto dalla legge di Bilancio 2021, stabilisce le stesse cose del comma 5, ma con alcune differenze:

1) il prepensionamento è previsto per un periodo di 60 mesi dalla prima decorrenza utile della pensione comprensivo dell’adeguamento a speranza di vita;

2) l’indennità di prepensionamento cui ha diritto il lavoratore è ridotta di un importo teorico (e non effettivo) della Naspi. Quindi risulta più vantaggioso per il datore in quanto la riduzione si realizza indipendentemente dal diritto del lavoratore a percepire la Naspi. Tale condizione, tuttavia, riduce anche l’importo del lavoratore rischiando di disincentivare lo strumento;

3) il versamento a carico del datore di lavoro per i contributi previdenziali utili al conseguimento del diritto alla pensione anticipata è ridotto in ogni caso di un importo equivalente alla somma della contribuzione figurativa, fermi restando i criteri di computo della medesima contribuzione. Vale il vantaggio indicato nel punto precedente;

4) per le imprese o gruppi di imprese con un organico superiore a mille unità lavorative che si impegnino volontariamente a effettuare almeno una assunzione per ogni tre lavoratori usciti, la riduzione indicata ai punti 1 e 3 è riconosciuta per ulteriori 12 mesi, per un importo calcolato sulla base dell’ultima mensilità di spettanza teorica della Naspi.

Nel 2021 a tutti questi strumenti (Cig per riqualificazione, scivoli del comma 5 e 5 bis) possono accedere le aziende con un organico di almeno 500 dipendenti, calcolate complessivamente nelle ipotesi di aggregazione stabile di imprese con un’unica finalità produttiva o di servizi.

La norma concede, invece, alle imprese con almeno 250 dipendenti (e fino a 499) di accedere al contratto di espansione «limitatamente agli effetti di cui al comma 5-bis». Quindi, questo sembra doversi interpretare che esse possono solo prepensionare i lavoratori e non possono accedere allo strumento di riqualificazione dei lavoratori utilizzando la cassa integrazione.

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