Contenzioso

Legali, sotto 5mila euro niente Gestione Inps

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di Patrizia Maciocchi

Nessun obbligo di iscriversi alla gestione separata Inps, per l’avvocato che non supera il tetto di reddito minimo previsto per l’iscrizione alla Cassa nazionale forense. Con la sentenza 7227/2021 depositata ieri, la Corte di cassazione ha respinto il ricorso dell’Inps, contro la decisione della Corte d’appello di considerare un reddito inferiore ai 5 mila euro annui sintomatico dell’occasionalità della prestazione.

La Suprema corte chiarisce, infatti, che non esiste alcuna presunzione di legge che consenta di concludere che un’attività libero-professionale - consentita solo con iscrizione all’Albo - debba essere qualificata come «abituale» ai fini dell’iscrizione alla gestione separata.

Il requisito dell’abitualità va dunque accertato nei fatti, valorizzando presunzioni ricavabili ad esempio dall’iscrizione all’Albo, dalle dichiarazioni fatte ai fini fiscali, dall’apertura di una partita Iva o dall’organizzazione che il professionista ha predisposto per svolgere la sua attività.

Nel quadro delle verifiche si inserisce anche la soglia di reddito percepita dal legale.

E per i giudici di merito, come per quelli di legittimità il reddito sotto i 5mila euro l’anno è un indizio per escludere l’abitualità.

È il caso di segnalare che, dal 2014, è entrato in vigore il Regolamento di attuazione del nuovo ordinamento forense, che prevede l’obbligo di un’iscrizione contestuale Albo-cassa a prescindere dal reddito. I circa 30mila legali sotto i 5 mila euro pagano contributi minimi per i primi sei anni.

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