Contrattazione

Persi 400mila posti a marzo e aprile. È boom degli inattivi (+750mila)

di Giorgio Pogliotti e Claudio Tucci

Con l’emergenza Coronavirus si è abbattuto uno “tzunami” sul mercato del lavoro che segue la caduta del Pil. Nei primi due mesi di emergenza sanitaria, vale a dire marzo e aprile, hanno perso il lavoro 400mila persone (398mila occupati in meno, per la precisione), di cui 274mila solo ad aprile. Il crollo di aprile, rispetto al mese precedente, è generalizzato: ha coinvolto donne (-143mila unità) e uomini (-131mila), lavoratori dipendenti, soprattutto a termine (-129mila) ma anche permanenti (-76mila), e indipendenti (-69mila posizioni) e tutte le classi d’età, portando il tasso di occupazione al 57,9 per cento dal 58,6%, nelle ultime posizioni a livello europeo. Il numero assoluto di occupati è sceso sotto la soglia psicologica dei 23 milioni di unità: è la prima volta da giugno 2017.

A dare un quadro complessivo della drammaticità della situazione, bisogna ricordare che i dati provvisori dell’Istat di ieri sono stati anticipati da quelli dell’Inps di due settimane fa sull’esplosione della cassa integrazione emergenziale ad aprile con 835,2 milioni di ore richieste; in un mese si è raggiunto il valore dell’intero 2009, primo anno della crisi economico-finanziaria. Ad aprile l’Istat ha segnato anche una forte riduzione del tasso di disoccupazione, sceso al 6,3% dall’8%, con un numero di persone senza lavoro che, in un mese, si è ridotto di 484mila unità, in prevalenza donne. Una buona notizia? Tutt’altro.

A schizzare verso l’alto è stata anche l’inattività, con un incremento di 746mila persone inattive, sempre in un mese, a testimonianza di come il calo di occupati e disoccupati sia andato esclusivamente a ingrossare le file delle persone prive di un lavoro, che hanno smesso di cercarlo, anche perchè probabilmente scoraggiate dalla mancanza di opportunità lavorative.

Guardando ai dati Eurostat emerge che ad aprile il tasso di disoccupazione è salito al 7,3% nell’eurozona (in aumento rispetto al 7,1% di marzo) e nella Ue ha raggiunto il 6,6% (contro il 6,4% di marzo): in cima alla classifica Spagna (14,8%), Lettonia (9%) e Cipro (8,9%). Per quanto riguarda la disoccupazione giovanile (meno di 25 anni) sempre ad aprile è al 15,4% nella Ue e al 15,8% nell’eurozona (in salita dunque rispetto al 14,6% e al 15,1% a marzo), ma in Italia resta ben oltre la media, al 20,3%: in calo del 6,2% rispetto a marzo, ma anche per questa fascia d’età la diminuzione di quanti cercano attivamente un lavoro è purtroppo compensata dall’aumento del 2,6% del tasso d’inattività che ad aprile tra i 15 e i 24 anni raggiunge il picco del 78,6%.

Passando al confronto sull’anno scorso, il netto calo congiunturale dell’occupazione ha determinato una flessione rilevante anche rispetto al mese di aprile 2019, pari a -497mila unità, verificata per entrambe le componenti di genere, per i dipendenti temporanei (-480mila), per gli autonomi (-192mila) e per tutte le classi d’età, con le uniche eccezioni degli over50 e dei dipendenti permanenti (+175mila). Il tasso di occupazione in un anno è sceso di 1,1 punti percentuali.

Anche le persone in cerca di lavoro si sono ridotte in misura consistente nell’arco dei dodici mesi (-41,9%, pari a 1 milione 112mila unità), mentre sono aumentati gli inattivi tra i 15 e i 64 anni (+11,1%, pari a +1 milione 462mila persone). Male anche i giovani: in un anno gli under25 occupati sono diminuiti di 93mila unità, a calare sono stati anche i disoccupati under25, mentre sono schizzati in alto gli inattivi. Anche qui, il travaso è motivato dall’incremento del numero di scoraggiati.

Per Marco Leonardi, consigliere economico del ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, preoccupa la contrazione del numero degli occupati, soprattutto a temine e autonomi: «Bisogna eliminare, strutturalmente, le rigidità normative sul lavoro a tempo determinato - ha detto -. Quanto al boom degli inattivi, se i numeri dovessero confermarsi anche nei prossimi mesi, sarà importante rivedere tutti gli attuali strumenti di sostegno al reddito, che vanno legati a vere politiche attive e formazione obbligatoria per non abbandonare le persone allo scoraggiamento».

Per Confcommercio «in due mesi si sono persi quasi 400mila posti di lavoro, calo che non si era registrato con queste tempistiche neanche negli anni delle due recessioni, quasi 800mila disoccupati hanno cessato di svolgere una ricerca di lavoro. Ciò si riflette in una riduzione di quasi 1,2 milioni di persone presenti nel mercato del lavoro, cifra che potrebbe crescere appena verranno a cessare i vincoli sui licenziamenti e se una frazione cospicua degli indipendenti decidesse di chiudere definitivamente la propria attività». Preoccupati i sindacati: per Ivana Veronese (Uil) «è necessario prorogare ulteriormente gli ammortizzatori sociali per accompagnare la ripresa salvaguardando i posti di lavoro».

Il crollo dell'occupazione

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