Contrattazione

Rimbalzo a luglio, 85mila posti di lavoro in più. Dal Covid -472mila

di Claudio Tucci

A luglio l’occupazione è rimbalzata, e ha segnato, sul mese, +85mila posti, quasi interamente donne, nella fascia d’età 35-55 anni, e a tempo indeterminato. Un piccolo passo avanti, dopo sette mesi di contrazioni quasi ininterrotte, ma che non è riuscito a tamponare l’emorragia di occupati legati all’emergenza sanitaria: da febbraio a luglio infatti sono andati persi quasi 500mila posizioni, 472mila per l’esattezza; tutti lavoratori con contratto a termine, o autonomi (visto il blocco generalizzato dei licenziamenti, prorogato dal decreto Agosto praticamente fino a fine anno).

Il tasso di disoccupazione è tornato a salire (9,7%, ci sono 134mila persone in più alla ricerca di un impiego); mentre tra i giovani (under25) la quota di senza lavoro ha nuovamente superato la soglia psicologica del 30%, attestandosi al 31,1% per la precisione. A livello internazionale restiamo al terzultimo posto per tasso di disoccupazione giovanile, davanti a noi solo Spagna (41,7%) e Grecia (37,5% - dato però fermo a maggio 2020), e ci confermiamo lontani anni luce dai primi della classe, la consueta Germania, stabile al 5,7%, grazie al sistema di formazione duale che in Italia, i due governi Conte, hanno quasi del tutto smantellato.

La fotografia sul mercato del lavoro diffusa ieri da Istat e, oltre confine, da Eurostat, ha confermato un quadro in chiaro-scuro. Gli 85mila occupati in più sul mese in Italia «sono la testimonianza che, nonostante la crisi, ci sono aziende che assumono, e anche stabilmente - ha sottolineato Marco Leonardi, economista alla Statale di Milano, e consigliere del ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri -. Per questo motivo, sono convinto che gli incentivi alle assunzioni a tempo indeterminato, a prescindere dall’età, introdotti dall’esecutivo, potranno contribuire alla ripresa delle assunzioni». Il tasso di occupazione è salito al 57,8%, ma resta uno dei più bassi a livello Ue, secondo solo alla Grecia.

A luglio, poi, il numero di ore pro capite effettivamente lavorate, calcolato sul complesso degli occupati, ha proseguito nella tendenza all’aumento, anche per effetto di un minor utilizzo delle ore di Cig. Il livello di luglio, pari a 33,1 ore, è solo di 1,2 ore inferiore a quello registrato a luglio 2019. Per i dipendenti il gap rispetto a luglio 2019 è ancora più ridotto (-0,8 ore). Una fetta del tessuto economico-produttivo, quindi, sembra reagire; e c’è un certo “dinamismo” legato alla maggior ricerca di lavoro, supportato da una crescita della fiducia (gli inattivi sono scesi, sul mese, di 244mila unità). «L’aumento dell’occupazione femminile è un andamento già visto», ha spiegato Francesco Seghezzi, presidente di fondazione Adapt, richiamando il periodo della crisi del 2008, «quando le donne lavorarono a fronte di un calo del reddito familiare».

Il tasso di disoccupazione italiano, al 9,7%, è comunque quasi due punti più elevato del 7,9% registrato nell’area Euro. E per i lavoratori indipendenti è notte fonda: -60mila unità sul mese, - 239mila sull’anno; a sottintendere, ha ben sintetizzato una nota dell’ufficio studi di Confcommercio, «un fenomeno di chiusura di imprese destinato a proseguire nei prossimi mesi». «Mai così pochi autonomi, è una strage», ha aggiunto il segretario nazionale di Confesercenti, Mauro Bussoni. A livello tendenziale, poi, l’occupazione è registrata in netto calo: -556mila unità; quasi tutti (-498mila) lavoratori a tempo determinato, a causa delle rigidità del decrto dignità, oggi appena smussate, fino a fine anno, dal decreto agosto.

Il governo vede il bicchiere mezzo pieno. Per il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, e per il M5S, i dati diffusi ieri sull’occupazione hanno evidenziato «segnali positivi. Ora dobbiamo concentrare gli sforzi su investimenti, formazione e politiche attive, strumenti che favoriscano l’occupabilità dei giovani».

L’opposizione è andata invece all’attacco. «L’Istat ha fotografato l’ennesimo fallimento del governo Conte - ha sintetizzato l’ex sottosegretario, ora responsabile Lavoro della Lega, Claudio Durigon -. Ci si arrampica su bonus a pioggia, mentre non si fa nulla per creare nuovi posti di lavoro. Così il Paese va a sbattere».

Preoccupazione è stata espressa dal sindacati. «I numeri dell’Istat non confortano – ha commentato la segretaria confederale della Cgil, Tania Scacchetti –. Occorrono investimenti, e misure ad hoc in legge di Bilancio e utilizzando i fondi Ue». D’accordo la Cisl: «Serve un patto con le parti sociali per uscire dall’emergenza e disegnare un futuro di sviluppo».

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