Contrattazione

Licenziamenti, spunta l’ipotesi di stop selettivo fino a marzo

di Giorgio Pogliotti e Claudio Tucci

Blocco generalizzato dei licenziamenti fino al 31 gennaio 2021, in corrispondenza con la fine dello stato d’emergenza. Un ulteriore blocco “selettivo” esteso fino a marzo 2021, ovvero fino alla durata della proroga della cassa integrazione che ci sarà in legge di Bilancio, ma solo per le imprese dei settori in crisi che utilizzano la cassa Covid-19 gratuitamente. Avvio di un tavolo con le parti sociali sulle politiche attive del lavoro.

Sono le ipotesi proposte dai ministri dell’Economia, Roberto Gualtieri e del Lavoro Nunzia Catalfo, nell’incontro di ieri alla presenza del premier Giuseppe Conte con i leader di Cgil, Cisl e Uil. Il videoconfronto durato cinque ore ha avuto un carattere interlocutorio; i sindacati hanno chiesto di prorogare il blocco generalizzato fino alla scadenza delle 18 settimane di cassa Covid. Domani è previsto un nuovo incontro. Il governo è intenzionato a convocare anche le imprese; si sta ragionando di distinguere tra i settori, svincolando dal blocco i comparti in ripresa che potrebbero gradualmente tornare ad utilizzare la cassa integrazione ordinaria, e portare a termine i processi di ristrutturazione e riorganizzazione finora bloccati.

Il tema affrontato in videoconferenza si intreccia, infatti, con la proroga della cassa Covid-19 disposta per 6 settimane dal decreto Ristori che destina complessivamente 2,2 miliardi per la copertura del periodo compreso tra il 16 novembre e il 31 gennaio e le ulteriori 12 settimane che saranno prorogate con la legge di Bilancio con altri 5 miliardi. Il governo punta ad un’uscita graduale dal blocco dei licenziamenti in vigore ininterrottamente dallo scorso 17 marzo, nella consapevolezza da un lato di non poter proseguire con una proroga generalizzata sine die della misura che sarebbe a rischio di ricorsi di incostituzionalità, ma dall’altro lato si teme un’esplosione di cessazioni in presenza di un quadro ricco di incertezze legate alla durata della pandemia. Al tavolo i rappresentanti del governo hanno sottolineato che è preferibile non far coincidere la scadenza della cassa Covid con il termine del blocco dei licenziamenti, ma piuttosto lasciare la possibilità di utilizzare la cassa integrazione quando finisce il blocco dei licenziamenti per lasciare un “paracadute” soprattutto alle Pmi e ridurre l’impatto negativo della fine del blocco sull’occupazione.

Ma i sindacati sono stati irremovibili. «Vanno previste almeno 18 settimane di cassa integrazione con il contestuale blocco dei licenziamenti, per arrivare a dare una copertura ai lavoratori fino alla fine dell’inverno - ha detto il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini -. Bisogna dare un messaggio positivo di fronte al rischio di emergenza sociale». Proprio al tema della tenuta sociale ha fatto riferimento la leader della Cisl, Annamaria Furlan, che ha lanciato un appello a Conte: «In un momento complicato come questo non trovare un’intesa sul blocco dei licenziamenti sarebbe nefasto per il destino del Paese - ha detto -. Diventerebbe socialmente ingestibile, soprattutto per quello che può accadere nelle piccole imprese. Non abbiamo ancora riformato gli ammortizzatori sociali e non abbiamo ancora quelle politiche attive che accompagnino il lavoratore da una occupazione ad un’altra». La stessa linea è stata ribadita dal segretario generale Uil, Pierpaolo Bombardieri: «Se c’è cassa integrazione a disposizione, le aziende non possono licenziare. Altrimenti viene ulteriormente meno la tranquillità dei lavoratori».

Tornando alla proroga di 6 settimane della cassa integrazione ordinaria, in deroga e di assegno ordinario legate all’emergenza Covid-19, è a disposizione delle imprese che hanno esaurito le 18 precedenti settimane di cassa integrazione del Dl Agosto e di quelle soggette a chiusura o limitazione delle attività economiche per effetto del Dpcm. Per la fruizione resta il criterio della riduzione di fatturato, ma con riferimento ai primi tre trimestri 2020 (rispetto allo stesso periodo del 2019). La cassa Covid è gratuita per i datori di lavoro che hanno subito una riduzione di fatturato pari o superiore al 20%, per chi ha avviato l’attività dopo il 1° gennaio 2019 e per le imprese interessate dalle restrizioni. Mentre chi ha avuto una perdita di fatturato inferiore paga il 9%, chi invece non ha fatto registrare perdite di fatturato paga il 18%.

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