Contrattazione

Meccanici, si riapre la trattativa Federmeccanica offre 65 euro

di Giorgio Pogliotti

Un incremento complessivo di 65 euro del trattamento retributivo a regime, per il periodo 2021-2023. Insieme a 750 euro destinati nel triennio ai flexible benefit, ad un incremento del contributo aziendale per la previdenza complementare (dal precedente 2% al 2,2%, che diventano 2,5 per gli under 35 neo iscritti), con una contemporanea riduzione del contributo a carico dei lavoratori (dal precedente 1,2% allo 0,5%), con l’estensione dell’assistenza sanitaria di Mètasalute ai pensionati iscritti al fondo in maniera continuativa per almeno 2 anni.

Intorno a questi capisaldi è costruita la proposta di Federmeccanica e Assistal per il Ccnl della metalmeccanica “Per il Lavoro” presentata ieri dai vertici delle due associazioni datoriali ai leader di Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm, al tavolo negoziale ripreso dopo la rottura del 7 ottobre. La trattativa può entrare nel vivo, dopo un lungo impasse e dopo lo sciopero dello scorso 5 novembre. La prima novità importante della proposta di Federmeccanica e Assistal riguarda l’aspetto economico: la piattaforma sindacale chiede 145 euro di aumento per il quinto livello. Le imprese sono disponibili a concedere complessivamente 65 euro, a regime, che si compongono dell’adeguamento dei minimi secondo l’Ipca calcolato ex post e di un elemento di valorizzazione del lavoro collegato alla riforma dell’inquadramento che rappresenta un’altra importante novità della proposta datoriale. Al trattamento retributivo complessivo andranno 18 euro nel 2021, poi 21 euro nel 2022, infine 26 euro nel 2023 per il 5° livello (riparametrati per i restanti livelli). A giugno di ogni anno saranno riconosciuti gli adeguamenti dei minimi contrattuali e a luglio l’importo a titolo di elemento di valorizzazione del lavoro, con un’eccezione per il 2021 (le aziende che nel 2020 non hanno recuperato i livelli di fatturato Pre Covid del 2019, posticipano il pagamento dell’elemento di valorizzazione nei due anni successivi, in due quote di pari entità). Per i lavoratori delle imprese senza contrattazione aziendale, inoltre, l’elemento perequativo aumenta dai precedenti 485 euro a 500 euro nel 2023 e per la metà (250 euro) continuerà ad andare a chi percepisce solo i trattamenti contrattuali. L’altra metà del perequativo (250 euro) nel 2023 andrà chi non è coinvolto dal premio di risultato, sempre che l’azienda non sia in crisi.

Altro elemento qualificante della proposta datoriale illustrata dal Dg di Federmeccanica, Stefano Franchi, è la modifica dell’inquadramento professionale introdotto nel 1973, ai tempi della fabbrica fordista, sostituito con uno “nuovo” da luglio 2021 per cogliere la transizione verso Industria 4.0. Le nuove declaratorie (e i relativi livelli retributivi) ridefiniscono i requisiti di 9 livelli di professionalità (al posto delle precedenti 10 categorie, con l’eliminazione della 1° categoria d’ingresso), declinati per gradi di responsabilità. Tornando ai flexible benefit, la proposta è di passare a 250 euro annui: in totale 750 euro netti nel triennio 2021-2023 (rispetto ai 450 euro del precedente Ccnl 2017-2019). Per la previdenza complementare si passa da un contributo aziendale del 2% al 2,2% per tutti, mentre il contributo a carico dei lavoratori è dello 0,5% (rispetto al precedente 1,2%). Per i neo iscritti con meno di 35 anni, il contributo delle imprese passa dal 2% al 2,5%. Viene disciplinato lo smart working e confermato il diritto alle 24 ore di formazione in tre anni per tutti i dipendenti e la creazione di una piattaforma di Servizi finanziati da un contributo una tantum delle aziende (che verseranno 1,5 euro per dipendente nel 2021).

«La nostra proposta di contratto – ha detto il presidente di Federmeccanica Alberto Dal Poz – non tiene solo in considerazione la grave crisi contingente, ma è anche lo strumento di garanzia attraverso il quale imprese e lavoratori possono affrontare i profondi cambiamenti in atto. Rimaniamo fedeli allo spirito innovatore di quattro anni fa: il salto di qualità è costituito dalla riforma dell’inquadramento professionale superato dalla storia e dal miglioramento dei capisaldi del Rinnovamento contrattuale del 2016». Per il presidente di Assistal, Angelo Carlini, «bisogna agire con responsabilità per fare un contratto sostenibile, calato nella realtà e in continuità con il Rinnovamento contrattuale avviato nel 2016».

Cautela da parte dei sindacati. «Le distanze sono ancora molto ampie - evidenzia Francesca Re David (Fiom) - non si può prescindere dalla nostra piattaforma approvata dai lavoratori, con al centro l’aumento dei minimi salariali dell’8%. La proposta di Federmeccanica e Assistal di un aumento salariale con l’esplicitazione di un importo è una novità positiva, ma inadeguata nella forma e nelle quantità».

Sulla stessa lunghezza d’onda Roberto Benaglia (Fim): «La nuova proposta, dopo 11 mesi di vuoto, costituisce finalmente una prima risposta e base utile per costruire un negoziato efficace che recuperi il tempo perso e permetta di costruire un risultato contrattuale che risponda alle nostre richieste - sostiene -. Ci sono importanti distanze su cui lavorare, specie sul fronte salariale, dove c’è un tema di struttura e di quantità. Non possiamo accettare che il 2020 resti scoperto. Apprezziamo molto la volontà di rinnovare il sistema degli inquadramenti fermo ai primi anni 70». Per Rocco Palombella (Uilm) «c’è una base da cui partire, ma è chiaro che i 65 euro di incrementi salariali mensili sono ben distanti dalla nostra proposta. Sia sul merito che sul metodo ci sono distanze ampie, ma questo mi auguro possa far parte della trattativa». I prossimi incontri in delegazioni ristrette si terranno il 1, 2 e 3 dicembre, con una riunione plenaria il 9 dicembre.

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