Previdenza

Un patrimonio da 85 miliardi investito al 43,3% sull’estero

di Davide Colombo e Marco lo Conte

Le venti Casse previdenziali dei professionisti (85,3 miliardi di risorse complessive nel 2017; +53,2% dal 2011, mentre il Pil nei sette anni è cresciuto solo del 5%) sono gli unici investitori istituzionali privi di una regolamentazione unitaria sugli investimenti. Le casse previdenziali dei professionisti francesi (funzionano a ripartizione con pensioni calcolate con un sistema di punti e quote) hanno limiti precisi per le loro scelte di portafoglio. E lo stesso vale, per fare un altro esempio, per le casse tedesche, a capitalizzazione e una regolamentazione in linea con quella delle assicurazioni private.

Dal 2011 è sul tavolo del Mef la bozza di un regolamento che, tuttavia, non ha mai visto la luce. I temi da affrontare sono noti: oltre alle politiche di investimento, c’è quello dei conflitti di interesse e di banca depositaria. Se ne parla da anni, come da anni s’immaginano ipotesi di attrazione degli investimenti di Casse e fondi pensione nell’economia. Ma oltre alle dichiarazioni d’intenti non si va.

Gli ultimi dati Covip sugli investimenti di questi enti risalgono al 2017 e registrano un calo degli asset immobiliari in portafoglio (19,4 miliardi contro 19,1 del 2016), che ora pesano per il 22,7% dell’attivo, contro il 23,8% del 2016. Mentre sono cresciute dell’1,7% le posizioni sui titoli di debito, nel 2017 pari a 31,2 miliardi contro i 27,9 dell’anno prima; 36,6% dell’attivo). L’ammontare di titoli di Stato è invece sceso da 14,4 a 14,1 miliardi, mentre sono diminuiti di circa 100 milioni gli altri titoli di debito, per un valore a fine anno di 5 miliardi.

Come fa notare Covip ci sono differenze, anche ampie, nelle attività delle casse: circa il 73% dell’attivo è controllato dai 5 enti di dimensioni maggiori, e i primi 3 raggruppano circa il 54% del totale. Sempre nel 2017 solo in due enti le prestazioni superavano i contributi.

La composizione delle attività detenute, come detto, continua a caratterizzarsi per la cospicua presenza di investimenti immobiliari. Ma va anche rilevato che nel quinquennio 2013-2017 l’incidenza del mattone è comunque diminuita di 7 punti percentuali. Anche se Covip fa notare come in 6 casi la componente immobiliare supera ancora il 30% delle attività e in uno di questi l’incidenza è ancora superiore al 50%.

Gli investimenti nell’economia italiana, ossia in immobili e in titoli domestici, ammontano a 34,4 miliardi di euro, pari al 40,3% delle attività totali, mentre gli investimenti non domestici si attestano a 37 miliardi di euro, corrispondenti al 43,3% delle attività totali. La residua quota del 16,4% delle attività totali è costituita essenzialmente da liquidità e da crediti contributivi.

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