Previdenza

Giornalisti prepensionati, entrano altre professionalità

di Matteo Prioschi

Scambio tra giornalisti prepensionati e «soggetti in possesso di competenze professionali coerenti con la realizzazione dei programmi di rilancio, riconversione digitale e sviluppo aziendale». L’emendamento 58.0.2002 al disegno di legge di bilancio, presentato dai relatori, reintroduce la possibilità per le aziende editoriali in crisi di prepensionare giornalisti professionisti (e poligrafici).

Per i giornalisti la finestra si aprirebbe dal 2020 al 2027, a fronte di un finanziamento a copertura delle spese pari a 7 milioni per il primo anno e 3 milioni per ognuno dei seguenti. Dal punto strettamente previdenziale, questo emendamento impatta in modo significativo sui già difficili conti dell’Inpgi, l’istituto di previdenza dei giornalisti, messo a dura prova da anni di crisi del settore (prepensionamenti e cassa integrazione).

«L’emendamento è grave, tenuto conto della situazione dell’Inpgi - commenta Marina Macelloni, presidente dell’istituto - e comporta conseguenze potenzialmente molto pericolose per 2 motivi. Il primo è che finanzia ulteriormente delle uscite per pensioni anticipate in un momento in cui stiamo cercando di frenarle, anche grazie alla riforma del 2017 che ha posticipato i requisiti di pensionamento. In questo modo, invece, si ritorna indietro. Il secondo è che lo stanziamento di 7 milioni di euro comporta l’uscita anticipata di circa 120 persone, con la conseguenza che l’istituto perde 5 anni di contributi per un valore di 4,5 milioni all’anno. Questo a fronte del dettato del decreto legge 34/2019 che ci chiede di ridurre le spese e aumentare le entrate. Ma senza un allargamento della platea degli iscritti non si riesce a compensare gli effetti degli ulteriori prepensionamenti».

La stima di 120 uscite è prudenziale in quanto tarata sui 7 milioni previsti per l’anno prossimo. Negli anni successivi, ai 3 milioni si dovrebbero aggiungere i risparmi del fondo di rotazione già attivo, con forse la possibilità di sostenere ulteriori esodi.

Ma l’emendamento ha anche un altro effetto potenzialmente negativo dal punto di vista previdenziale e della professione. I prepensionamenti, infatti, saranno possibili a fronte di piani di riorganizzazione o ristrutturazione che prevedano un’assunzione ogni due uscite. L’assunzione, però, può essere di giornalisti under 35, o di giornalisti già collaboratori, o di altre professionalità non giornalistiche.

A questi ultimi non si applica il contratto giornalistico e quindi non è dovuta la contribuzione all’Inpgi, che di conseguenza avrebbe due prepensionati e nessuna nuova entrata, a meno di ampliare la platea dei soggetti tenuti a contribuirvi. Un’ipotesi su cui si sta lavorando da tempo, che vede quali predestinati al trasferimento forzato i “comunicatori”. Una categoria di professionisti non ancora ben delimitata ma che tramite le organizzazioni di settore Cida, Confassociazioni, Ferpi, Una, Ascai, Com&Tec, Iaa, giusto ieri ha ribadito di essere contraria all’operazione perché comunque, secondo loro, non risanerebbe le casse dell’Inpgi.

Il segretario generale della Fnsi Raffaele Lorusso parla di sforzo apprezzabile del governo e del sottosegretario Andrea Martella (Pd) nel dare segnali all’editoria , ma anche di «tentativo dei 5S di affossare Inpgi e professione...vanno in questa direzione la previsione di nuove uscite anticipate dal mondo del lavoro, a prescindere dalla messa in sicurezza dei conti dell’Inpgi attraverso l’allargamento della platea degli iscritti, finora soltanto annunciato, e la possibilità che si vorrebbe concedere alle aziende editoriali di sostituire i giornalisti che vanno in pensionamento anticipato con non giornalisti sedicenti esperti di non si sa bene che cosa».

Secondo il sindacato, però, non c’è pericolo che si arrivi a barattare l’ampliamento della platea Inpgi con le assunzioni di non giornalisti. La posizione è: sì ai comunicatori nell’ente di previdenza ma informazione fatta solo da giornalisti.

Carlo Verna, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti e i coordinatori dei presidenti regionali parlano di provvedimento devastante per il giornalismo e di contrasto tra la norma civilistica sulla sostituzione tra prepensionati e nuovi arrivati che si vorrebbe introdurre «con quella penale relativa all’esercizio abusivo della professione».

L’emendamento, però, parla di sostituzione a livello di assunzione, ma non di dove destinare il personale assunto. Un margine di ambiguità che potrebbe consentire di inserire i nuovi arrivati in strutture parallele alle redazioni.

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