Previdenza

L’equilibrio difficile dei bilanci delle Casse

di Antonello Cherchi, Flavia Landolfi, Bianca Lucia Mazzei e Valeria Uva

Bilanci in equilibrio e sostenibilità garantita. Questo l’orizzonte delle Casse previdenziali dei liberi professionisti. Non di tutte, però.

Gode senz’altro di buona salute la Cassa dei commercialisti, grazie a un patrimonio netto in crescita del 36% negli ultimi 5 anni (dai 5,86 milioni del 2014 si è passati ai 7,97 del 2018) e un lieve miglioramento del rapporto fra entrate contributive e spese per pensioni e welfare. Non spaventa la lieve diminuizione del rapporto fra attivi e pensionati, sceso da 9,36 (2014) a 8,60 (2018).

Anche per i notai il futuro non riserva incertezze. Il rapporto tra attivi e professionisti a riposo è, infatti, un numero fisso: 1,9. Buone le performance sulle entrate contributive, cresciute dal 2014 anche grazie all’aumento delle aliquote previdenziali. Sale pure la spesa per le pensioni, aumentata per effetto, spiegano alla Cassa, delle aspettative di vita e delle pensioni corrisposte.

In crescita gli iscritti a Cassa forense, ma tra il 2021 e il 2022, potrebbe verificarsi una flessione perché scadranno i 9 anni di agevolazioni contributive concessi ai neoiscritti. Per gli avvocati buono anche l’andamento delle entrate, anche se nel 2018 ha cominciato a dispiegare gli effetti la delibera che da quell’anno e fino al 2022 azzera il contributivo integrativo minimo.

Orizzonte sgombro anche per farmacisti, medici e veterinari. I primi registrano la crescita degli iscritti e la riduzione dei pensionati. Sostanzialmente stabile, quindi, il rapporto fra entrate contributive e spesa per pensioni (dal 2014 oscilla tra 1,65 e 1,70). Per garantire la sostenibilità a 50 anni, i farmacisti hanno via via elevato l’età della pensione di vecchia (oggi è 68 anni e nove mesi) ed eliminato quella di anzianità.

Situazione in equilibrio per la Cassa veterinari grazie a un rapporto sostanzialmente stabile sia fra attivi e pensionati che fra entrate contributive e spesa per pensioni. Cresce, inoltre, il patrimonio netto: dai circa 450 milioni del 2014 ai 653 del 2018.

Stabile il rapporto tra medici iscritti al’Enpam e i pensionati: 3,15 nel 2018, di poco inferiore all’anno prima. Il picco dei pensionati - 116.198 nel 2018 - è un fenomeno transitorio dovuto all’uscita dal lavoro dei “baby boomers”. Problema che si presenta anche per architetti e ingegneri. «La nostra Cassa affronta l’effetto baby boomers con un rapporto iscritti/pensionati che, pur se ridotto rispetto agli anni precedenti, si pone su livelli di sicurezza ben maggiori di quelli del sistema pubblico», chiarisce Giuseppe Santoro, presidente di Inarcassa.

Per ragionieri, geometri e consulenti del lavoro l’attenzione è concentrata anche sulla diminuzione degli iscritti. La Cassa dei ragionieri ha perso il 3% dei professionisti nel periodo 2014-2018, emorragia a cui si è fatto fronte sia con l’aumento delle aliquote contributive, passate dal 10% del 2013 al 15% dell’anno scorso sia spingendo sulla promozione della figura dell’esperto contabile, titolo che si ottiene con la laurea triennale.

Meno iscritti anche per i consulenti del lavoro. Gli ultimi due anni sono stati, però, positivi a livello di fatturato: aumento del 4,7% nel 2017 e del 3,5 nel 2018. La Cassa assiste a un fenomeno di concentrazione della ricchezza sugli studi più grandi, mentre molti piccoli chiudono. Questo spiega le cancellazioni dall’ente, soprattutto nei primi anni di iscrizione.

Sono più di 10mila i geometri che mancano all’appello della Cassa (-11,4% nel periodo 2014-2018) . E in parallelo il trend pensionistico è in leggera ascesa. Notizie positive giungono dai redditi: dai dati delle dichiarazioni 2019 aumentano del 7,59 per cento. È il quarto consecutivo, con un recupero di oltre il 18% dal 2016. «A conferma – sottolinea il presidente della Cassa, Diego Buono - della capacità della categoria di affrontare e superare la crisi dell’edilizia».

Poco rassicurante l’orizzonte per i giornalisti. Non è la situazione di Inpgi 2 a preoccupare, ma quella della gestione principale, che perde iscritti e insegue la spesa pensionistica (i dati non sono riportati perché non confrontabili con quelli delle altre Casse). La crisi dell’editoria si fa sentire. Il problema, spiegano dall’ente, dopo tre riforme fatte negli ultimi anni è solo quello di allargare la platea contributiva. Intanto, in manovra sono state inserite norme sui prepensionamenti che pesano ulteriormente sull’ente.

Infografica “Il check up degli istituti previdenziali dei professionisti”

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