Previdenza

Con il lavoro occasionale pensione penalizzata

di Antonello Orlando

Chi svolge attività di lavoro occasionale, retribuito tramite il libretto famiglia o i contratti di prestazione occasionale (PrestO), versa i contributi alla gestione separata Inps. Ma tali somme rischiano di incidere ben poco sulla pensione futura.

Per disposizione normativa, tramite lavoro occasionale non può essere erogato un compenso superiore a 5mila euro netti all’anno a ogni singolo lavoratore. Tuttavia la gestione separata ha un minimale retributivo e di conseguenza i contributi vengono accreditati calcolando la proporzione fra quanto effettivamente incassato e il valore soglia, che nel 2020 è di 15.937 euro. Per chi matura corrispettivi di valore inferiore a tale cifra lorda, i mesi di contributi registrati nella posizione contributiva del lavoratore vengono riproporzionati.

Per esempio nel caso di un lavoratore occasionale che abbia raggiunto il valore massimo percepibile di 5.000 euro netti, pari a 6.900 euro lordi circa dei PrestO, l’accredito contributivo sarebbe pari a soli 5 mesi.

Situazione analoga con il libretto famiglia a cui 5.000 euro di netto corrispondono 6.250 euro di lordo che danno diritto a 4 mesi di accredito contributivo.

Questo rende i “lavoretti” in questione insufficienti per garantire l’accredito contributivo minimo necessario alla maturazione di una intera annualità, ma i guai per i futuri pensionati della gestione separata non sembrano finire qui. Infatti, l’aliquota di contribuzione nel caso dei PrestO è del 33% sull’importo lordo della paga oraria, di almeno 9 euro, mentre per il libretto famiglia l’importo è fisso e pari a 1,65 euro orari.

La gestione separata calcola tutte le sue quote pensionistiche con il metodo contributivo e per i suoi accessi a pensione registra dunque le soglie imposte dalla riforma Fornero. In particolare, per accedere alla pensione di vecchiaia, oltre a 20 anni di contributi e a una età minima (fino al 2022 pari a 67 anni) per chi non ha contributi prima del 1996, c’è anche un valore minimo di pensione lorda che deve essere pari ad almeno 1,5 volte l’assegno sociale. Dunque, per il 2020 l’importo minimo per l’accesso è pari a circa 689 euro. Chi si trovasse con un valore inferiore sarebbe costretto ad aspettare 4 anni, accedendo alla pensione di vecchiaia senza importo minimo, con età oggi fissata a 71 anni e una anzianità contributiva effettiva minima di 5 anni. Nel caso della pensione anticipata per contributivi puri, l’età scende a 64 anni, sempre in presenza di 20 anni di contributi effettivi, ma il valore soglia aumenta a 2,8 volte l’assegno sociale (quindi, nel 2020, a 1.287,50 euro).

In questo quadro va poi aggiunto come l’integrazione al trattamento minimo pensionistico non sia applicata alla gestione separata, prefigurando assegni di importi molto modesti.

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