Previdenza

Covid, circolare Inail pronta ma sulla legge il governo si divide

di Davide Colombo

Il riconoscimento di un caso di infezione Covid-19 come infortunio per il quale scatta la tutela Inail non determinerà alcun presupposto per individuare una responsabilità civile o penale ai danni del datore di lavoro. È questo il caposaldo della nuova circolare che dovrebbe essere pubblicata oggi. Una rassicurazione in più per il mondo delle imprese, impegnate in questa delicatissima fase di riapertura di tutte le attività. L'ultimo confronto tecnico sul testo è avvenuto ieri sera al ministero del Lavoro, presenti i vertici dell’Istituto di assicurazione.

La circolare aggiorna e migliora l'interpretazione data dalla precedente, la n. 13 adottata nei primi giorni di aprile sulla profilatura del nuovo infortunio introdotto con l'articolo 42 del dl 18 “Cura Italia”. Nel nuovo testo dovrebbe essere pure previsto che Inail, effettuati i suoi rigorosi accertamenti medico-legali, non farà alcuna azione di rivalsa nei confronti dell'azienda se non nel caso estremo di un rinvio a giudizio, a riprova della forte volontà di dare piena sicurezza alle imprese che hanno rispettato i protocolli stabiliti sia a livello nazionale sia dalle Regioni per mitigare al massimo i rischi di esposizione, prossimità o aggregazione nei luoghi di lavoro.

Per la certezza piena di una tutela nei confronti dell'azione giudiziaria - per la quale non basta la clausola generale prevista dall'articolo 2087 del Codice civile - alla circolare dovrà fare seguito una norma specifica. Opzione sulla quale l'accordo sembra totale tra le forze di maggioranza e opposizione.

Ieri la ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, aveva ancora lasciato aperta la porta all’idea che potrebbe bastare un solo atto amministrativo: «Da una prima analisi fatta con l'Inail, sembra che non sia necessaria una norma, che non serva un intervento normativo, ma basta dettagliare meglio la circolare, quindi nelle prossime ore sarà pubblicata una nuova circolare». Ma il ministro dello Sviluppo, Stefano Patuanelli, è stato più netto per la necessità di una norma.

Posizione in linea con quella della sottosegretaria al Lavoro, Francesca Puglisi: «Ci stiamo impegnando per una soluzione normativa che chiarisca definitivamente che i datori di lavoro pubblici e privati che rispettano i protocolli di sicurezza anti-Covid, non possano essere ritenuti colpevoli del contagio dei dipendenti e l'onere della prova non ricada su di loro». Secondo la Puglisi «nella fase 2 dobbiamo sapere conciliare la salute e la tutela dei lavoratori con l'attività di impresa o con le responsabilità dei dirigenti pubblici. Nel decreto Liquidità risolveremo questo problema». Nel corso di un’audizione in Senato sia il presidente dell'Inail, Franco Bettoni, sia il direttore generale, Giuseppe Lucibello, hanno ripetuto la piena disponibilità tecnica dell'Istituto a supportare il legislatore nella scelta da fare: «si tratta di una scelta politica - ha detto Lucibello - da adottare per mettere fine all'incertezza e rassicurare l'intero sistema delle imprese». Inail in sede di audizione ha anche ribadito l’impegno che verrà assicurato dai propri medici, in collaborazione con Asl e medici del lavoro locali, al fianco di quelle imprese (circa il 18% del totale) che non hanno un proprio presidio medico nelle verifiche tecniche che potrebbero essere richieste.

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