Previdenza

M5s difende il Reddito, ma sul lavoro ammette i limiti

di Giorgio Pogliotti e Marco Rogari

«Il M5S lo difenderà»: dopo Luigi Di Maio e Giuseppe Conte è il presidente della Camera, Roberto Fico, a confermare l’intenzione del M5S di barricarsi a protezione del Reddito di cittadinanza, finito del mirino di quasi tutta la maggioranza. Che nel caso di Lega, Fi e Iv spinge per un suo immediato ridimensionamento, magari con la trasformazione in «lavoro di cittadinanza» evocata dal ministro Giorgetti; mentre il Pd, contrario a una vera bocciatura, si dice favorevole a significativi miglioramenti almeno sul versante del collegamento con le politiche attive per il lavoro. Ma lo stesso stato maggiore dei Cinque stelle si dice disponibile a migliorare questo strumento, forse consapevole che il Rdc non può rimanere così com’era stato concepito alla nascita del ”Conte 1”. Un paio di mesi fa anche il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico - tra gli ideatori della misura come consulente dell’ex ministro del Lavoro Luigi Di Maio-, dopo aver sottolineato l’importanza del reddito di cittadinanza in funzione di contrasto alla povertà soprattutto in una fase delicata come quella dell’emergenza-Covid, ha affermato: «Molto spesso si fa riferimento, nel dibattito pubblico, allo scarso ruolo che ha avuto il RdC nella ricerca del lavoro. E ciò è vero». Anche se Tridico ne ha attribuito la causa proprio all’esplosione della pandemia.

In tanti hanno invece puntato l’indice sul nodo dei navigator. Per molti, con la proroga del contratto di collaborazione in scadenza a fine anno, si è aperta la strada della candidatura alle 11.600 assunzioni a tempo indeterminato bandite dalle Regioni (in forte ritardo) nei centri per l’impiego che hanno 8mila dipendenti. Ne sono rimasti in 2.549, ma l’estate del 2019 erano stati assunti in 2.978 da Anpal servizi (con una retribuzione lorda di circa 30mila euro annui), con un evento, il NavigatorKickoff organizzato in pompa magna all’Auditorium di Roma dall’ex presidente dell’Anpal Mimmo Parisi: «i navigator - disse- sono chiamati a restituire speranza a un paese con i tassi di inattività giovanile record». A gennaio 2019 da palazzo Chigi Di Maio assicurava che «le norme Anti-divano non permettono a nessuno di abusare del reddito di cittadinanza» e l’ex premier Giuseppe Conte puntualizzava: «Non è una misura assistenziale, coniughiamo lavoro e assegno di dignità». Ma la realtà dei numeri è un’altra e mostra come la seconda gamba, quella delle politiche attive del lavoro, non è mai decollata: su 1,8 milione di richiedenti il Rdc, a 30 giugno 1,150 milione era considerato “occupabile”, di questi solo in 392mila sono stati presi in carico dai centri per l’impiego. In 152.673 al 10 febbraio avevano un rapporto di lavoro (ma non c’è alcuna evidenza che lo abbiano trovato grazie ai centri per l’impiego). La pandemia ha rallentato la presa in carico, ma il problema principale è che non è mai decollato il sistema informativo unitario che avrebbe dovuto favorire l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro, e le banche dati regionali non dialogano tra loro. Anche l’Ocse evidenzia che il Rdc «ha contribuito a ridurre il livello di povertà delle fasce più indigenti», ma «il numero di beneficiari che hanno poi trovato impiego è scarso».

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