Adempimenti

Unilav si dimentica gli operai agricoli

di Roberto Caponi

Le modifiche recentemente apportate alla comunicazione obbligatoria di assunzione (modello Unilav), al fine di recepire le previsioni contenute nella legge che ha introdotto il reddito di cittadinanza (Dl 4/2019), presentano gravi criticità per i datori di lavoro agricolo e i loro intermediari. Infatti la nuova procedura di acquisizione dati prevede che il campo “retribuzione” venga valorizzato in modo automatico sulla base delle indicazioni fornite dal datore di lavoro relativamente al contratto collettivo applicato e al livello di inquadramento, senza che l’interessato possa apportare modifiche manuali all’importo determinato dalla procedura, se non in aumento.

I problemi sorgono perché la tabella dei contratti collettivi che possono essere indicati nel modello contiene solo quelli relativi agli impiegati agricoli e agli operai florovivaisti e non anche quelli relativi alla categoria di lavoratori più diffusi nel settore primario, ossia gli operai agricoli. Questi ultimi, infatti, pur essendo ricompresi nello stesso contratto collettivo degli operai florovivaisti (Ccnl per gli operai agricoli e florovivaisti) hanno livelli classificatori e retribuzioni contrattuali completamente diversi.

La procedura, peraltro, nel determinare automaticamente la retribuzione, per gli operai agricoli a tempo determinato (assai diffusi in ragione della stagionalità dell’attività) non tiene in alcun modo conto della durata della prestazione, ossia del numero di giornate presunte nell’anno che il datore di lavoro deve indicare all’atto dell’assunzione.

In sostanza la retribuzione viene calcolata come se il lavoratore prestasse la propria attività per l’intero anno e non solo per le giornate indicate nel modello Unilav. Inoltre per i contratti a termine non si tiene conto nemmeno di specifici istituti contrattuali come, ad esempio, il cosiddetto terzo elemento.

E così le imprese che in questi giorni hanno la necessità di assumere operai, dovendo espletare fasi colturali e produttive non differibili, si trovano costrette a utilizzare una procedura che non consente loro di indicare correttamente il valore della retribuzione contrattualmente prevista.

La questione sta suscitando forte preoccupazione negli agricoltori – che proprio all’inizio dell’anno programmano le assunzioni – anche per le eventuali responsabilità nei confronti delle pubbliche amministrazioni (in ordine al rispetto delle retribuzioni contrattuali) e del lavoratore.

Sono quindi necessari interventi di modifica della procedura che consentano ai datori di lavoro agricolo di indicare correttamente la retribuzione spettante ai propri operai, in considerazione del contratto collettivo applicato e della durata presunta della prestazione lavorativa.

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