Adempimenti

Cig costosa, scontro sulla proroga di 9 settimane in due tranche

di Giorgio Pogliotti e Claudio Tucci

È scontro sul meccanismo “selettivo” con cui il governo intende prorogare la cassa integrazione in due tranche, da 5 e da 4 settimane, per il timore che scatti una corsa a prenotare subito le 9 settimane, rendendo insufficiente la dote di 15,5 miliardi, che ha provocato le dure reazioni del sindacato, e di parte della maggioranza, con Iv che chiede una modifica. La misura è contenuta nella bozza del decreto Rilancio che introduce anche una prima, vera, scalfitura del decreto dignità: fino al 30 agosto, vale a dire per poco più di tre mesi, le imprese potranno rinnovare o prorogare un contratto a tempo determinato senza dover indicare la causale.

Iniziamo dalla cassa integrazione per l’emergenza da Covid 19: oltre ai ritardi per l’erogazione soprattutto della cassa in deroga, sono finite le risorse per l’assegno ordinario del Fondo di integrazione salariale che non viene più erogato dall’Inps che ieri non accettava neanche le domande di cassa integrazione ordinaria. Per tamponare l’emergenza fondi, un decreto di riparto interno da 200 milioni è stato predisposto ieri sera dal presidente dell’Inps Pasquale Tridico, che coprirà il periodo fino alla disponibilità delle nuove risorse del Dl.

Il problema è che le domande di ammortizzatori hanno superato di gran lunga i poco più di 5 miliardi assegnati dal Dl Cura Italia del 17 marzo, prima dunque del lockdown. Di qui la decisione contenuta nella bozza del Dl, secondo cui la Cig può essere richiesta complessivamente per un massimo di 14 settimane fruibili tra il 23 febbraio e il 31 agosto 2020 e quattro settimane dal 1° settembre al 31 ottobre. In totale quindi 18 settimane, comprese le 9 già previste dal Dl Cura Italia.

Il sindacato è in allarme: «Le aziende colpite più duramente che hanno dovuto chiedere la cassa integrazione sin da marzo,- spiega il segretario generale aggiunto della Cisl, Luigi Sbarra- si troverebbero ad avere esaurito le prime 14 settimane entro metà giugno, ed impossibilitate ad utilizzare le ulteriori 4 settimane prima del 1° settembre. Tale condizione escluderebbe di coprire l’intero periodo fino ad ottobre con la cassa integrazione con causale Covid, quando il nostro sistema produttivo è nel pieno di una crisi senza precedenti».

Nella maggioranza è insorta Italia viva, per voce di Annamaria Parente: «A giugno molte aziende rimarrebbero senza cassa fino a settembre, in presenza peraltro del blocco dei licenziamenti. Serve subito una modifica e bisogna calcolare le risorse in base al “tiraggio”, cioè le somme effettivamente spese per calibrare i nuovi interventi».

Di qui l’apertura dei tecnici del governo all’ipotesi di modificare il riferimento al 1° settembre per conteggiare la seconda tranche di Cig da fruire fino alla fine di ottobre: «Non possiamo dare automaticamente nove settimane aggiuntive a tutti - spiega Marco Leonardi, consigliere del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri - perché se tutti le impegnano poi non possiamo autorizzare più cassa integrazione, il “buco” tra chi finisce la cassa a giugno e il 1° settembre è troppo lungo e si può accorciare, ma per le ultime 4 settimane è necessario rifare la domanda di cassa integrazione e quindi sperabilmente sarà solo per chi non ha ripreso a lavorare neanche a giugno».

Peraltro nella bozza del Dl dopo i rilievi della Ragioneria dello Stato ieri è comparsa una seconda ipotesi di articolo che al posto della proroga di 5 settimane prevede la conferma delle attuali nove settimane fruibili per periodi decorrenti dal 23 febbraio 2020 al 31 agosto 2020 ed eventuali ulteriori cinque settimane fruibili per i periodi decorrenti dal 1 settembre 2020 al 15 ottobre 2020 .

Iter più rapido nell’erogazione della Cig

L’altra novità in tema di Cig, riguarda la semplificazione procedurale, con l’obiettivo del governo di assicurare i pagamenti entro un mese e mezzo dalla domanda. In base alle nuove procedure i datori di lavoro che chiedono all’Inps il pagamento diretto della prestazione, devono trasmettere la domanda entro il 15 del mese di inizio della sospensione o riduzione dell’attività lavorativa, le amministrazioni competenti autorizzano le domande entro il 5 del mese successivo poi, ottenuta l’autorizzazione, entro il 15 della mensilità successiva i datori di lavoro comunicano i dati all’Inps che dispone il pagamento entro la fine del mese (se i dati sono corretti).

Contratti a termine: rinnovi senza causali

Quanto ai contratti a termine, la bozza del decreto Rilancio risponde alla necessità di sostenere il riavvio delle attività produttive, scongiurando una temutissima ondata di espulsioni dal mercato del lavoro (ogni mese infatti giungono a scadenza circa 300mila rapporti a termine, che, vista l’attuale congiuntura negativa, sono a rischio stop). La deroga all’articolo 19, comma 1, del decreto dignità vale per i rinnovi e le proroghe di contratti a tempo in corso (o già in corso, tra le stesse parti), non per i neo ingressi a termine, per i quali, se si superano i 12 mesi di rapporto, occorre ancora indicare la causale. È già operativa, invece, perchè prevista dal decreto Cura Italia, la possibilità di utilizzare contratti a termine per una azienda in cassa integrazione d’emergenza.

«Lo stop alle causali riguarda un arco temporale piuttosto breve - osserva Arturo Maresca, ordinario di diritto del Lavoro all’università La Sapienza di Roma -. È necessario un intervento a più ampio spettro e che includa anche i nuovi assunti a termine».

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