Adempimenti

La sfida della legge di bilancio: PIano welfare per i professionisti

di Chiara Gribaudo

Il dibattito sugli strumenti di welfare per il mondo del lavoro autonomo e professionale non è iniziato con il Covid-19, ma di certo – lo hanno scritto bene su queste pagine Maria Carla De Cesari e Andrea Dili – le risposte date durante la pandemia hanno rappresentato una svolta nel rapporto fra lo Stato e questo settore.

Rinvii fiscali e contributivi, bonus da 600 e da mille euro, ristori automatici da parte dell’agenzia delle Entrate: misure utilizzate in precedenza solo in caso di terremoti, alluvioni, o catastrofi come il crollo del ponte di Genova, sono state allargate dal virus a tutto il territorio nazionale. Reiterate per mesi, fra poco potrebbero scavalcare l’anno. Sperare che tutto torni semplicemente come prima, rifiutare l’insegnamento di questo “tempo sospeso” sarebbe offensivo della nostra intelligenza. Vogliamo davvero ritrovarci alla prossima emergenza, a dover attendere decreti-legge, decreti ministeriali, circolari dell’Agenzia delle entrate e delle casse private per soccorrere chi improvvisamente, senza colpa, si ritrova senza reddito dalla sera alla mattina?

In mezzo alla crisi economica e alle porte del 2021, con la metà dei professionisti italiani sotto la soglia di 20mila euro di reddito annui e i più giovani imprigionati nel precariato economico, è impossibile oggi negare che il mondo delle partite Iva ha bisogno di reti di protezione universali: un ammortizzatore sociale e misure di welfare sempre disponibili, per la perdita involontaria del reddito, la formazione, la malattia, la maternità.

Al governo dico: possiamo realizzarle, le proposte ci sono. C’è la volontà politica di approvarle?

Da anni si fa avanti l’idea di mettere in condizione le Casse professionali di rispondere alle esigenze di calo di reddito e di welfare, proprio come durante l’emergenza. Soltanto fra i loro iscritti, oltre mezzo milione di professionisti ha usufruito nel 2020 dei bonus governativi. Una platea importante non solo numericamente, ma anche dal punto di vista del sistema Paese: i professionisti sono come quegli ingranaggi al centro dell’orologio, “piccoli” ma di grande finezza, senza i quali la macchina semplicemente non gira.

Abbiamo presentato un emendamento per proseguire questa sperimentazione: per finanziarlo è sufficiente tagliare l’altissima doppia tassazione sui rendimenti dei contributi, ingiusta e iniqua per una previdenza di primo pilastro. Allo stesso tempo sarebbe possibile finanziare con pochi millesimi di aliquota un nuovo ammortizzatore sociale per gli iscritti alla Gestione separata, su cui anche il Cnel ha speso la sua competenza in questi anni.

Come già accade con i collaboratori grazie alla Dis-Coll, anche gli autonomi iscritti alla gestione separata riceverebbero un aiuto in caso di bisogno. La legge di bilancio ha l’occasione di chiudere una ferita aperta da tempo per i settori più precari del lavoro autonomo, proseguendo in un percorso iniziato nella scorsa legislatura. Se il governo vuole fare un passo avanti, il Parlamento è pronto a rendere strutturale il welfare dei professionisti.

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