Rapporti di lavoro

Occupati al top con i contratti a termine

di Claudio Tucci

Ad aprile l’Istat ha conteggiato 64mila occupati in più rispetto al mese di marzo; si tratta essenzialmente di donne (+52mila unità), lavoratori over 35 anni (è una primissima inversione di tendenza), autonomi, che si sono riaffacciati nel mercato del lavoro, per effetto anche della lenta ripresa in atto, seppur con rapporti (o incarichi professionali) “a termine”.

I dipendenti permanenti continuano invece a rimanere al palo, -37mila posti fissi sul mese, -112mila sull’anno; qui si sconta il clima d’incertezza, che spiega, in buona parte, pure la partenza piuttosto fiacca dei nuovi incentivi all’impiego stabile, in vigore da gennaio (nella fascia d’età 25-34 anni, infatti, il numero di occupati è sceso di 18mila unità nel confronto congiunturale, di 28mila su quello tendenziale - inoltre, la percentuale di under25 disoccupati è in risalita al 33,1%).

Il tasso di disoccupazione è rimasto stabile all’11,2%; l’Italia resta comunque terz’ultima nell’area Euro, peggio di noi solo Spagna (15,9%) e Grecia (20,8%) a fronte di una media Ue in discesa all’8,5%, e lontanissimi dai primi della classe, la Germania, che conferma un tasso dei “senza lavoro” al 3,4% (e al 6% tra i giovani grazie al sistema di formazione duale).

Il mercato del lavoro italiano nei dati provvisori di aprile Istat (ed Eurostat, di confronto internazionale) diffusi ieri, mostra luci e ombre: rispetto ad aprile 2017 gli occupati sono aumentati di 215mila unità; si porta così il numero assoluto di persone con un impiego al livello record di 23 milioni e 200mila unità (il precedente picco risaliva ad aprile 2008, 23 milioni e 177mila occupati). In crescita l’occupazione femminile: il tasso è al 49,4%, restiamo tuttavia oltre dieci punti sotto i valori registrati negli altri paesi Ue, e rimane forte la distanza rispetto al 67,5% degli uomini. Su pure il numero di under25 occupati (+78mila sull’anno). In discesa invece il numero di inattivi, tra cui gli scoraggiati, che si sono rimboccate le maniche tornando a cercare un impiego (ad aprile i disoccupati sono aumentati di 17mila persone).

I dipendenti “a termine” sono balzati a quota 2.973.000 (+329mila unità sull’anno); ma rappresentano, pur sempre, il 12,8% del totale occupati; una percentuale in linea con l’Ue. «Dietro la crescita dei contratti a tempo c’è anche la trasformazione di finte collaborazioni e voucher», ha sottolineato l’economista del Lavoro, Carlo Dell’Aringa.

Il governo uscente vede il bicchiere mezzo pieno: «L’attività di questi anni ha prodotto risultati positivi», è il commento del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. Di diverso avviso M5s e Fi: «L’Istat ha certificato il boom del precariato», replicano i grillini. Per i giovani, poi, la situazione resta difficilissima, aggiunge l’azzurra Mariastella Gelmini, che rilancia la propria ricetta: «Sgravi per le imprese che assumono ragazzi e il potenziamento degli istituti tecnici».

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