Rapporti di lavoro

Per i professionisti globetrotter meno barriere agli spostamenti Ue

di Marina Castellaneta

Meno vincoli agli sppostamenti dei professinisti all’interno della Ue. Li promette il decreto legislativo di recepimento della direttiva 2018/958 relativa a un test della proporzionalità prima dell’adozione di una nuova regolamentazione delle professioni. Il testo, approvato in via definitiva il 5 ottobre, che potrebbe portare alla chiusura della procedura d’infrazione avviata da Bruxelles a causa del mancato recepimento della direttiva nel termine del 30 luglio 2020 (procedura n. 2020_044), potrebbe avere un immediato effetto positivo per i professionisti che, in tutta Europa, si spostano nello spazio Ue. Si tratta di almeno il 21% della forza lavoro, stando a un’indagine commissionata dal Parlamento dell’Unione.

In pratica, con il nuovo sistema, saranno individuate, in anticipo, le restrizioni in entrata grazie a una preliminare valutazione sulla necessità e la proporzionalità delle misure volute sul piano nazionale. Così, saranno abbattute le norme interne non necessarie che costituiscono un onere per l’economia Ue e per i singoli Paesi membri. Se la proporzionalità non è una novità, ma è anzi la chiave di volta del sistema Ue, codificata e delineata a più riprese dalla Corte di giustizia proprio in materia di professionisti (si veda l’articolo a fianco), è anche vero che non sempre gli interventi della Corte sono serviti a smantellare le ondate regolatorie degli Stati. Con l’Italia al centro di alcune procedure di infrazione proprio a causa di requisiti sproporzionati e discriminatori in violazione della direttiva 2005/36.

La procedimentalizzazione degli interventi nel segno della proporzionalità potrebbe, quindi, arginare nuovi ostacoli. L’analisi ex ante, che va a sistema secondo un preciso percorso e sulla base di predefiniti criteri, per di più armonizzati nello spazio Ue, fornisce un contributo essenziale in questa direzione, evitando frammentazioni.

L’ambito di applicazione

Il test di proporzionalità coinvolge le nuove norme (legislative, regolamentari o amministrative) che limitano l’accesso o l’esercizio di professioni regolamentate, incluso l’uso di titoli professionali limitati ai titolari di determinate qualifiche. Gli Stati saranno tenuti a verificare che le nuove regole non siano direttamente o indirettamente «discriminatorie sulla base della nazionalità o della residenza». Nel perimetro del decreto sono incluse questioni come l’uso dei titoli professionali e ogni attività legata a questo aspetto.

La direttiva non si applica, però, nei casi in cui i requisiti specifici relativi a una professione siano già oggetto di una disciplina Ue. La valutazione andrà svolta, secondo la direttiva che accantona nozioni statiche, tenendo «in debito conto di eventuali sviluppi sopravvenuti successivamente all’adozione delle disposizioni in questione».

Il funzionamento

Per assicurare una valutazione indipendente e obiettiva, con un obbligo di motivazione, le autorità legittimate a emanare disposizioni legislative, regolamentari o amministrative generali, inclusi, quindi, gli Ordini professionali (soggetti regolatori) procederanno alla valutazione d’impatto della regolamentazione utilizzando la griglia informativa in 13 punti allegata al decreto legislativo.

Sulle autorità nazionali competenti grava l’onere della prova. I soggetti regolatori dovranno compilare il questionario che impone, in primo luogo, la motivazione sugli obiettivi di interesse generale perseguiti dalla nuova disposizione o dalla modifica di una regola già esistente che limita l’accesso a una professione o una modalità del suo esercizio. Il soggetto regolatore dovrà spiegare la natura dei rischi che la misura intende prevenire. Tra i pericoli da considerare e che giustificano l’adozione di una misura più restrittiva vi sono i rischi per i beneficiari di servizi, inclusi i consumatori, i professionisti o i terzi, nonché una giustificazione dell’insufficienza delle norme già esistenti.

Non solo. Per la nuova misura dovrà essere dimostrato l’impatto sulla libera circolazione delle persone e dei servizi all’interno dell’Unione, sulle scelte dei consumatori e sulla qualità del sevizio prestato, nonché la possibilità di ottenere la qualifica professionale attraverso percorsi alternativi.

Le opportinità

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