Agevolazioni

Aiuti dal 20 al 60% del calo nel fatturato mensile 2020

di Marco Mobili e Gianni Trovati

Cambia in extremis il meccanismo di calcolo dei nuovi aiuti all’economia. Ma le novità, anticipate dal Sole 24 Ore di ieri, riguardano la forma. Non il risultato finale.

In pratica, nel testo del nuovo decreto intitolato ai «sostegni» che sarà oggi pomeriggio al consiglio dei ministri, gli indennizzi ai quasi tre milioni di partite Iva che ne avranno diritto saranno misurati sul calo medio mensile di fatturato registrato nel 2020 rispetto al 2019. Nella versione illustrata ieri dal ministro dell’Economia Franco ai capigruppo della maggioranza scompare la moltiplicazione per due della base di calcolo mensile; a raddoppiare rispetto alla prima versione è il parametro percentuale da applicare per misurare l’aiuto. Ma invertendo l’ordine dei fattori il risultato non cambia.

L’impianto è articolato in cinque fasce, che offrono un sostegno calante al crescere del fatturato 2019. La scala delle percentuali è così concepita: 60% per i fatturati fino a 100mila euro, 50% per la fascia 100.001-400mila, 40% per quella 400.001-un milione, 30% fra 1.000.001 e 5 milioni e, infine, 20% per le aziende con fatturati fra 5.000.001 e 10 milioni.

Il primo filtro è rappresentato dall’intensità del calo di fatturato subita nel 2020, perché anche il nuovo giro di aiuti è riservato alle attività economiche che hanno visto scendere di almeno il 33% il proprio volume d’affari lo scorso anno.

Verificata questa condizione, si aprono le porte dell’aiuto, che va da un minimo di mille euro (2mila per le società), per le start up 2020 che quindi non hanno i dati 2019 da confrontare, a un massimo di 150mila. Per calcolare l’assegno che tocca a ciascuno occorre applicare il parametro percentuale alla perdita di fatturato mensile media.

Nell’ipotesi di un piccolo esercizio commerciale che nel 2019 ha fatturato 80mila euro e si è fermato a 40mila nel 2020, la perdita mensile media è di 3.333 euro, vale a dire i 40mila euro di incassi sfumati nell’anno divisi per i dodici mesi. Essendo nella prima delle cinque fasce, a questo valore va applicato il criterio più “generoso”, quello del 60%: l’assegno statale sarà quindi di 2mila euro. Cioè il 5% del fatturato scomparso nell’anno travolto dal Covid.

Man mano che si sale la scala dimensionale delle aziende, il peso dell’aiuto scende insieme al criterio percentuale. Ancora una volta il grafico viene in aiuto per capire il risultato finale: nella seconda fascia, quella delle attività con un volume d’affari sopra i 100mila euro annui ma sotto i 400mila, il «sostegno» vale il 4,2% del fatturato annuo perso. In terza fascia si scende al 3,3%, in quarta al 2,5% e nella quinta ci si attesta all’1,7%. In media, secondo i dati offerti ieri da Franco nel vertice, l’aiuto dovrebbe essere di 3.700 euro.

Si tratta di percentuali modeste, è evidente. Ma non c’è aiuto statale a fondo perduto che possa compensare davvero un crollo generalizzato e profondo dell’economia come quello prodotto dalla pandemia. A questi aiuti il decreto dedica 11 miliardi di euro, a cui si aggiungono i 600 milioni per il turismo invernale che saranno distribuiti tramite le Regioni e le varie altre forme di intervento. Ma la platea, soprattutto dopo l’addio all’elenco rigido dei codici Ateco, è tornata a essere molto ampia, rappresentata da oltre 3 milioni di operatori economici che almeno in un caso su tre non hanno ricevuto nulla dai decreti Ristori di fine 2020. Il confronto con il volume d’affari ha poi bisogno di una precisazione: per generare fatturato, autonomi e imprese sopportano dei costi, e sugli utili pagano delle imposte, mentre l’aiuto statale è naturalmente rappresentato da una somma netta. Anche così, però, la copertura resta molto parziale: i dati della fatturazione elettronica nei primi 11 mesi del 2020 avevano registrato una caduta di 289 miliardi di imponibile Iva.

Pochi o tanti, i soldi dovrebbero però arrivare in fretta, perché la piattaforma telematica che sarà gestita dall’agenzia delle Entrate risponde all’obiettivo di pagare a tutti quelli che lo chiederanno in fretta gli aiuti entro fine aprile. Per le domande, però, dovrebbero esserci 60 giorni di tempo. Chi vorrà, potrà optare per il credito d’imposta subito utilizzabile in compensazione con l’F24.

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