Agevolazioni

Sud, 592mila contratti agevolati ma la decontribuzione è in bilico

di Carmine Fotina

La decontribuzione per agevolare il lavoro al Sud, in assenza di un accordo con la Commissione europea, scadrà a fine anno. Ma il governo Draghi ha davvero intenzione di portarla avanti? Affiorano i dubbi visto che il negoziato con la Ue sull’autorizzazione a prorogare la misura fino al 2029 non è tecnicamente ancora partito. I dati diffusi ieri dall’Inps - 592mila rapporti di lavoro agevolati nel primo semestre 2021 - hanno ispirato in coro l’endorsement a favore dell’agevolazione da parte di chi l’ha introdotta, a partire dall’ex premier Giuseppe Conte, ora presidente di M5S, e l’ex ministro per il Sud Giuseppe Provenzano, oggi vicesegretario Pd. Non è un mistero però che questo incentivo fin dall’inizio non suscitò l’entusiasmo di Lega e Forza Italia oggi parte della maggioranza e dell’esecutivo Draghi. Numerosi ieri, alla luce dei dati Inps, i commenti positivi sulla misura da parte di esponenti del Pd e dei Cinque Stelle. Non se ne registrano da parte degli alleati di maggioranza. Se fu Provenzano a completare l’istruttoria, oggi al suo posto, in quel ministero, c’è l’esponente di FI Mara Carfagna. Valutazioni sono in corso, anche sulla possibilità di sostituire la decontribuzione con altre misure di sostegno al lavoro orientate ad esempio alle assunzioni incrementali di lavoratrici, e anche al ministero dell’Economia ci sono considerazioni da fare. Un intervento andrebbe fatto in legge di bilancio e teoricamente ci sono ancora i tempi per mettere a punto la proroga d’intesa con la Commissione europea ma i dubbi sono concreti.

Il ministero per il Sud ragiona sugli effetti realmente addizionali della misura rispetto a uno scenario senza incentivi, anche se i numeri dell’Inps a dire il vero sono abbastanza forti. Nei tre mesi sperimentali di partenza della misura, tra ottobre e dicembre 2020, le assunzioni effettuate beneficiando dell’agevolazione sono state 190.608. Nel primo semestre 2021 il bilancio è invece stato di 592.045 contratti. Secondo l’istituto guidato da Pasquale Tridico, la decontribuzione è la misura che più ha inciso nel primo semestre 2021 sull’aumento del numero dei rapporti agevolati (in totale 883.596) sia rispetto allo stesso periodo del 2020 (+221,5%) sia rispetto all’analogo periodo pre-pandemia del 2019 (+112,6%). L’analisi disaggregata dei dati offre alcuni dettagli in più: oltre il 50% dei rapporti di lavoro è stato instaurato da aziende che non superano i 15 dipendenti e da sole tre regioni - Campania, Puglia e Sicilia - assorbono il 67% dell’intervento. Oltre il 40% dei rapporti di lavoro agevolati riguarda il settore del commercio, della logistica e dell’ospitalità e ristorazione, solo il 12,5% la manifattura.

Per ricapitolare, la decontribuzione si applica in misura del 30% in favore di datori di lavoro privati, con esclusione del settore agricolo e domestico, per rapporti di lavoro dipendente, sia instaurati che da attivare, con sede in una regione del Mezzogiorno. La legge di bilancio 2021 aveva fissato una norma programmatica per dare continuità alla misura fino al 2029 ma solo previa autorizzazione della Commissione Ue. Il piano prevederebbe di mantenere la decontribuzione al 30% fino al 2025, per poi scendere al 20% nel 2026 e 2027 e al 10% nel 2028 e 2029. Costo: 4 miliardi annui fino al 2025, 2,65 miliardi nel biennio successivo e 1,3 miliardi nel 2028 e 2029.

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