La moda non «salva» ancora il tessile ma attenua la crisi
Un settore che deve fronteggiare alcune criticità di lungo periodo e contemporaneamente la crisi contingente di questi ultimi due anni. E soprattutto che registra un doppio passo: da un lato quello saldo del sistema moda, dall’altro quello più affaticato della filiera del tessile. È il comparto tessile-abbigliamento-calzature che per il periodo ottobre 2019-2021 segna un saldo negativo di 11.651 tra attivazioni e cessazioni . «In realtà rispetto a quello che prevedevano - dice Carlo Mascellani, responsabile Relazioni Industriali di Confindustria Moda - è un flessione tutto sommato contenuta. Per fortuna non c’è stata quella implosione paventata e che ha reso necessari gli interventi di sostegno previsti dal Governo. Questo ci fa pensare che quando finirà la quarta ondata le nostre aziende saranno pronte per sfruttare al meglio la ripresa». Il comparto nel 2017, segnando la prima dinamica positiva +0,1%, aveva chiuso il ciclo negativo determinato dalle delocalizzazioni e dalla concorrenza asiatica sulle produzioni di bassa fascia. Avviato il recupero è arrivato lo stop del Covid. Uno stop con un impatto diverso: da un lato ci sono i risultati positivi delle multinazionali del lusso, dall’altro le difficoltà del tessile determinate dalla prolungata chiusura dei negozi e dalla flessione dei consumi. Da qui l’atteggiamento cauto delle imprese sia sul fronte della produzione/investimenti che dell’occupazione.
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