Contrattazione

Meccanici, 6 su 10 vuole lavorare da remoto 2-3 giorni a settimana

di Giorgio Pogliotti

L’80% dei metalmeccanici ha iniziato il lavoro agile per la prima volta con la pandemia, il 37% lo svolge 5 giorni su 5 e un altro 12% lo svolge per 4 giorni. Nella valutazione dei lavoratori è considerato come una modalità di lavoro per lo più flessibile e produttiva ed è è rapportato soprattutto al piacere di lavorare in questa modalità dal 17% degli intervistati, all’opportunità di stare più con i figli dal 14%, alla maggiore concentrazione per il 21%, anche se vi sono evidenze di solitudine per il 10%; manca molto il rapporto con i colleghi per il 25%. Per il futuro il 58% preferirebbe modalità ibride di 2/3 giorni alla settimana in lavoro agile e il resto in presenza, mentre il 28% lo vorrebbe per sempre e tutti i giorni.

Sono i primi risultati della ricerca che Fim-Cisl, in collaborazione con Adapt, ha presentato ieri, in tema di lavoro agile nell’industria meccanica, attraverso un questionario online elaborato insieme a Università Cattolica destinato a un campione di 4862 lavoratori del settore che hanno risposto. I risultati possono essere utili nel confronto con Federmeccanica e Assistal sull’attuazione del Ccnl nel capitolo, appunto, “lavoro agile”. Il voto medio che i lavoratori danno a questa esperienza in una scala da 1 a 10 è 8.

Con un semaforo si valuta la regolarità dell’esperienza. Il 45% dei lavoratori hanno avuto una risposta “verde” quindi positiva, il 20% “arancione”, quindi con alcune criticità, mentre il 35% “rosso” che significa che persistono importanti problemi e inadempienze. Tra le criticità: il 65% dei lavoratori non ha partecipato a corsi di formazione preparatori o durante lo smart-working per gestire al meglio lo stesso; il 59% ha lavorato spesso oltre gli orari di lavoro previsti dal Ccnl; il 61% non ha avuto informazioni sul diritto alla disconnessione, anche se solo il 12% si ritiene pressato dall’azienda; il 38% non ha ricevuto informazioni scritte sugli adempimenti in materia di salute e sicurezza; il 78% non ha avuto appositi benefit aziendali.

«Lo smart working - commenta il leader della Fim-Cisl Roberto Benaglia - è una modalità di lavoro impegnativa, che permette una flessibilità di tempo molto apprezzata. Le criticità che dovremo gestire, riguardano soprattutto il fatto che molte aziende hanno cominciato questa modalità lavorativa con l’emergenza sanitaria e devono organizzarsi. Chiediamo al governo di superare la fase di emergenza che oggi rende debole il ruolo delle parti sociali e impegnarci per un ruolo centrale della contrattazione, che sappia in chiave innovativa governare le flessibilità, ponendo al centro il lavoro per obiettivi e sostenibile».

La fotografia

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©