Contrattazione

Boom dei professionisti atipici: 420mila, raddoppiati in 10 anni

Autonomi non ordinistici cresciuti dell’ 88% rispetto ai 227mila del 2008. In testa formatori e consulenti per le imprese. Il reddito medio è sceso però a 15mila euro nel 2019 (-25%)

di Valeria Uva

È una crescita tumultuosa quella che ha contrassegnato nell’ultimo decennio le professioni non regolamentate: dal formatore al tributarista, dal web designer all’operatore sanitario, i professionisti non ordinistici iscritti alla gestione separata Inps sono quasi raddoppiati passando dai 227mila del 2008 ai 429 mila del 2019 (+ 88%), anche se il reddito medio di questa variegata galassia non è riuscito a rimanere al passo. Anzi: è diminuito nello stesso arco di tempo del 25% a fronte di una inflazione attestata all’11,2 per cento.

La fotografia più aggiornata del mondo delle professioni non ordinistiche viene dal dipartimento Professioni della Confcommercio, che anticipa al Sole 24 Ore del Lunedì dati e tendenze che verrano analizzati nel convegno “Professioni restart” in agenda a Roma per il 3 novembre.

Ed è una fotografia in chiaroscuro, con tutte le categorie che vedono accrescere gli ingressi e, in parallelo, appunto, registrano un declino del reddito medio. Tanto da rendere urgente, secondo le parole della presidente di Confcommercio professioni, Anna Rita Fioroni, «l’introduzione dell’equo compenso per le prestazioni professionali anche per le professioni non ordinistiche e soprattutto nei confronti della pubblica amministrazione».

In ascesa

A crescere di più in termini percentuali è la categoria dei formatori (si veda anche il grafico a lato). Trainata in parte dalla domanda del comparto istruzione, ma soprattutto dai numerosi obblighi formativi a cui le aziende devono adempiere: dalla sicurezza lavoro, agli obblighi 231, solo per citarne alcuni.

In termini assoluti il settore che è cresciuto di più è quello delle attività professionali, scientifiche e tecniche, passato dai 213mila occupati del 2008 agli oltre 300mila del 2019. Rientrano in questa vasta classificazione (in base ai codici Ateco) per il settore non ordinistico tutte le attività di consulenza alle aziende (dalla direzionale al gestionale, fino ai manager per l’internazionalizzazione). «Siamo di fronte a segmenti che coprono nuovi bisogni - sottolineano dall’ufficio studi di Confcommercio - sia delle aziende che delle famiglie, come dimostra la crescita nel comparto della sanità».

Per l’associazione l’avanzamento è dovuto solo in parte a fenomeni cosiddetti di sostituzione, ovvero di ex lavoratori dipendenti, costretti a reinventarsi come “partite Iva” . E proprio la crescita nelle aree di consulenza, tradizionale appannaggio dei professionisti più che dei dipendenti, starebbe a dimostrarlo. Questi professionisti stanno intercettando le nuove domande delle aziende. «Più è complessa la gestione delle imprese, tra protocolli e nuovi adempimenti più si ampliano domanda e offerta di consulenza - nota l’ufficio studi -. Ormai questi professionisti lavorano per il 98% nei servizi di mercato ad aziende e famiglie e solo in minima parte nell’industria».

Il reddito

A fronte di un calo generalizzato a 15.961 mila euro di media, per gli oltre 429mila professionisti iscritti all’Inps si passa da un minimo di 8.360 euro degli assistenti sociali a un massimo di quasi 26mila per i consulenti gestionali nell’anno pre-Covid. Lo studio di Confcommercio si sofferma anche sugli effetti dell’ampliamento della fiscalità di vantaggio avvenuto a cavallo tra il 2018 e il 2019 (aliquota al 15% per redditi fino a 65mila euro). Risultato: 100 mila nuovi ingressi nella fiscalità di vantaggio in quell’anno, di cui quasi 39mila new entry, in larga parte giovani che quindi hanno contribuito ad abbassare il reddito medio.

Il Covid e i sostegni

Partendo da questi dati, il convegno tenterà di delineare strategie per la ripartenza degli atipici. «La pandemia ha dimostrato che sono necessari ammortizzatori sociali in via strutturale per i lavoratori autonomi professionali, con riferimento soprattutto agli iscritti alla gestione separata Inps - ricorda Fioroni - e va valutata l’opportunità di rendere meno onerosa l’indennità di disoccupazione (Iscro) introdotta in via sperimentale». E conclude: «Le politiche attive per la formazione e riqualificazione devono essere rivolte anche a questi professionisti».

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