Contrattazione

Dottorati, via alle prime 7.500 borse finanziate con le risorse del Pnrr

Due decreti della ministra Messa avviano la procedura per 5.000 posti a braccetto con le imprese e 2.500 negli ambiti collegati al Piano nazionale di ripresa e resilienza: Pa, beni culturali, transizione ecologica e digitale

di Eugenio Bruno

Da noi è ancora considerato quasi esclusivamente il primo gradino della carriera accademica. Nel resto d’Europa invece viene spesso visto come un titolo di specializzazione da spendere sul mercato del lavoro per occupare posizioni ad
alto valore aggiunto. La crisi del dottorato di ricerca nel nostro Paese sta tutta qui. Come dimostra quel calo del 30% dei diplomati di cui abbiamo dato conto, a suo tempo, sul Sole 24 Ore dell’11 maggio 2021. Da allora il quadro non è mutato e tutte le aspettative di rilancio sono affidate al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) che stanzia 1,5 miliardi per la riforma (già avvenuta) e il rilancio (che parte ora) dei Phd in Italia. Una prima tranche è appena arrivata, grazie ai due decreti per complessivi 300 milioni firmati prima di Pasqua dalla ministra dell’Università, Cristina Messa. Risorse che servono a finanziare 5.000 dottorati innovativi con le imprese e 2.500 borse di ricerca in altri ambiti (Pa, beni culturali, transizione ecologica e digitale).

Una figura da rilanciare

A intervenire sul tema di recente è stato anche il Cnr. Nella terza edizione della “Relazione sulla ricerca e l’innovazione in Italia”, l’organismo guidato dall’ex ministra dell’Istruzione, Maria Chiara, dà ampio spazio alla crisi dei Phd. Sottolineando, ad esempio, che «solo lo 0,5% della popolazione in età lavorativa in Italia ha il dottorato di ricerca, contro l’1,2 della media dell’Unione. Anche gli iscritti al dottorato - prosegue la relazione - sono assai meno che nella media dell’Ue: lo 0,14% contro lo 0,28%». Senza dimenticare che il tasso di occupazione dei dottori di ricerca è «pari al 93,5%, ma meno della metà ritiene di sfruttare pienamente le conoscenze acquisite nel mercato del lavoro». In un contesto generale che ha visto ridursi di quasi il 30% in 10 anni i diplomati di dottorato (-29,7%).

I decreti del Mur

Una fotografia sovrapponibile si trova anche nel Pnrr che stanzia, per invertire la rotta, 1,5 miliardi inclusi i 480 milioni del React-Eu. Una prima fetta è appena arrivata grazie a due decreti ministeriali a firma della ministra Cristina Messa che consentono, da un lato, il cofinanziamento al 50% di 5.000 dottorati innovativi con le imprese (che devono farsi carico del restante 50%) e, dall’altro, l’avvio di altre 2.500 borse di ricerca. Così suddivise: 1.200 negli ambiti di interesse del Pnrr, 1.000 nella Pa, 200 nei beni culturali e 100 nelle materie green e digitale.

Oltre a essere stati emanati contemporaneamente i due Dm sono accomunati da altri aspetti. Il primo è che il 40% delle borse è riservata al Mezzogiorno; il secondo è che le attività vanno avviate entro il 31 dicembre 2022; il terzo è che le risorse sono appannaggio delle università statali e non statali legalmente riconosciute, incluse le università telematiche, e degli Istituti universitari a ordinamento speciale (Gran Sasso Science Institute, Imt Lucca, Iuss di Pavia, Normale e Sant’Anna di Pisa, Sissa di Trieste). Oltre alla precisazione che i fondi si possono usare sia per potenziare corsi esistenti sia per attivarne di nuovi.

Il banco di prova

I Dm arrivano dopo un altro paio di interventi sul tema degni di nota. A cominciare dalle linee guida che attuano il regolamento arrivato a dicembre sul XXXVIII ciclo di dottorato e che semplificano, ad esempio, le regole per consorziarsi con soggetti esterni all’università: enti, pubbliche amministrazioni, imprese. E c’è poi l’adeguamento della borsa di dottorato che, a partire dal 1° luglio, passa da 15.343,28 euro a 16.243. Circa 900 euro in più: chissà se basteranno a convincere quei 12mila dottorandi (sempre secondo il Cnr) - che nel frattempo emigrati in Austria, Francia, Spagna, Svizzera, Regno Unito e Usa - a fare il percorso inverso e tornare in patria.

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